Lo dicono Federmanager e Finco.
La ripresa dell’industria delle costruzioni, la garanzia della sicurezza stradale e la tutela della salute dei cittadini sono tre obiettivi che possono essere raggiunti con un’unica azione: la manutenzione programmata della rete stradale.
Da qui la proposta di Federmanager, l’Organizzazione che rappresenta i circa 180.000 manager e quadri apicali dell’industria, e di Finco, la Federazione di 38 associazioni del settore delle costruzioni per un totale di oltre 3.100 imprese: vincolare i proventi contravvenzionali alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria programmata (e non a fabbisogno) delle nostre strade.
«Nell’ambito dell’attuazione della riforma del Codice della strada ci aspettiamo una decisa presa di posizione sulla necessità di stanziamenti vincolati in favore della viabilità che responsabilizzino tutti gli attori coinvolti», ha dichiarato Carla Tomasi, Presidente di Finco a margine dell’incontro avvenuto nella sede nazionale di Federmanager. «Invece che penalizzare in modo acritico il guidatore – ha aggiunto la Presidente – ci piacerebbe vedere applicata la direttiva TEN (Decreto Legislativo 35/11) anche alle strade non transnazionali».
La Direttiva prevede che le Forze di Polizia verbalizzino, in caso di incidente, anche la situazione “ambientale” e della manutenzione stradale oltre che il comportamento alla guida, e che i gestori si avvalgano di “audit della sicurezza” che certifichino la situazione e impongano interventi correttivi.
«Bisogna convincersi che l’investimento in manutenzione non solo rende la viabilità più agevole e sicura, ma si traduce in un taglio significativo della spesa sanitaria che il nostro Paese continua a sostenere a causa di una errata interpretazione del fattore “sicurezza stradale”, che non viene ancora gestito in un’ottica di finanza pubblica e di utilità sociale», ha dichiarato il Presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.
«Rendiamoci conto – ha aggiunto Cuzzilla – che il settore dell’industria, e quello delle costruzioni in particolare, è composto da tante PMI che fanno fatturato proprio sui piccoli interventi, non certo sulle grandi opere. Se nel 2015 questo settore ha perso il più alto numero di imprese, è anche perché si continua a trascurare quanto la manutenzione rappresenti una chiave per la sopravvivenza della nostra piccola e media industria».
Secondo il rapporto Movimpresa, nel 2015 a fronte di un andamento di crescita in quasi tutti i comparti, le costruzioni hanno segnato il primato negativo di -6.055 imprese, pur rappresentando in termini assoluti il secondo settore più numeroso (851.696 società al 31/12/2015) subito dopo il commercio.
«La combinazione tra poca programmazione e ritardo nei pagamenti, specie da parte della PA, ucciderebbe qualsiasi gigante, figuriamoci l’impatto su un tessuto imprenditoriale come il nostro», ha commentato Tomasi. «Secondo il nostro osservatorio, siamo arrivati a 100 giorni di ritardo e lo split payment di fatto sta togliendo liquidità alle nostre imprese. Si stanno sommando difficoltà a difficoltà, rischiando di vanificare qualsiasi crescita di Pil che si tenti di portare a casa».
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