LA PRUDENZA E L’ATTESA DI DATI PIU’ “CERTI” E’ IL CONSIGLIO PIU’ OPPURTUNO.
L’incidente nucleare di Fukushima ha risvegliato nella coscienza collettiva la pericolosità del nucleare, non solo, ha evocato i giorni terribili post-Cernobyl dell’aprile 1986, ha messo inoltre in guardia i “consumatori”, a livello mondiale, riguardo i cibi sicuri e quelli no. Ogni Stato, Nazione che si consideri tale, ha speso e spende risorse nella ricerca, per garantire ai cittadini la conoscenza e la“sicurezza” dei prodotti che altrimenti potrebbero rivelarsi contaminati. All’avanguardia su questo argomento, si è sempre distinta la Germania, dove questo dibattito è abbastanza acceso, non fosse altro per l’aumento della sensibilità ecologica ed ambientale dei tedeschi, che proprio in questi ultimi mesi hanno visto il partito dei Grunen – i verdi tedeschi – aumentare di molti consensi arrivando in alcune zone ad essere il secondo partito.
L’Istituto Ambientale bavarese segnala pericoli per la tiroide anche a basse concentrazioni. Gli effetti del disastro nucleare di Fukushima hanno avuto maggiore risonanza rispetto all’Italia e come conseguenza politica immediata, hanno ottenuto la chiusura delle vecchie centrali nucleari.
L’Istituto Ambientale di Monaco aveva addirittura richiesto il divieto assoluto delle importazioni dalla zona nipponica. In particolare sono stati fortemente criticati i valori di tolleranza posti per lo Iodio 131 e lo Stronzio 90. In alcune aree della Germania infatti, dove la mancanza di iodio è conclamata, l’assunzione di iodio 131 è ritenuta più pericolosa, rispetto ai territori che non conoscono questo problema come il Giappone. “La tiroide non riesce a distinguere tra iodio radioattivo e iodio non radioattivo” ha dichiarato la portavoce Christina Hacker.”Di fatto il pericolo di ammalarsi di cancro alla tiroide è molto più alto da noi rispetto al Giappone“.
Anche sulla contaminazione radioattiva l’allarme pubblico resta alto.
L’Ue europea avrebbe infatti reagito alla critica dell’Istituto Ambientale di Monaco e del Foodwatch abbassando i valori di tolleranza per l’ingresso degli alimenti provenienti dal Giappone.
La prudenza e l’attesa per avere dati più “certi” consiglia di aspettare prima di introdurre alimenti freschi dal Giappone finché le particelle di iodio non saranno del tutto scomparse, solo in quel modo si potrebbe evitare il rischio di contaminazioni e l’insorgenza di tumori o leucemie.
Secondo Karin Wurzbacher, fisica dell’istituto bavarese, anche lo stronzio è problematico da un punto di vista radioattivo, tanto più che non sono stati immessi dei valori soglia per gli alimenti provenienti dal Sol Levante. “Lo stronzio-90 si accumula nelle ossa e rimane a lungo nel corpo, con il rischio di danneggiare il midollo osseo e la formazione del sangue. E ha dei tempi di dimezzamento molto più lunghi rispetto allo iodio”. La richiesta in questo caso è che i valori non siano superiori a quelli di plutonio, che invece si riducono molto più rapidamente.
Il ministero federale è stato sollecitato affinché vengano nominati i valori di riferimento, rigettando la dichiarazione che i prodotti rientrino “entro dei limiti accettabili”.
La Francia ha posto l’attenzione sui bambini e le donne incinte, dando istruzioni anche di come annaffiare l’orto.
I media francesi e le istituzioni danno maggiori informazioni sull’argomento contaminazioni. Il CRIIRAD (Commission de recherche et d’information indépendentes sur la radioattività) ha lanciato delle avvertenze speciali per le donne incinta e i neonati, in merito al “comportamento rischioso” di assumere latte o vegetali a foglie larghe.
L’organizzazione riferisce di aver rilevato iodio radioattivo 131 nell’acqua piovana del sud-est della Francia.
Il documento, pubblicato il 7 Aprile scorso, mette in guardia dal consumare acqua piovana e dice che i gruppi vulnerabili sono i bambini e le donne incinta e che allattano. Costoro dovrebbero evitare di consumare vegetali a foglia larga, latte fresco e formaggi cremosi.
L’organizzazione sostiene inoltre che le informazioni acquisite siano applicabili anche ad altri Paesi europei, poiché il livello di contaminazione dell’aria al momento è lo stesso in Belgio, Germania, Italia e Svizzera.
I dati che provengono dalla costa occidentale degli USA, che ha ricevuto il fallout radioattivo 6-10 giorni prima della Francia, rivela che là sono 8-10 volte maggiori.
L’istituto sottolinea anche non c’è rischio a stare sotto la pioggia senza protezione, ma che c’è anche il rischio a consumare acqua piovana.
La Ong offre dei consigli anche sui metodi più cautelativi di annaffiare l’orto. Se si utilizza acqua piovana il CRIIRAD avverte di bagnare solo la terra e non le foglie dei vegetali, poiché l’assorbimento è più veloce e significativo sulle foglie che sulle radici. Spinaci, insalata, cavoli e altri vegetali a foglia larga sono particolarmente sensibili allo iodio 131, se coltivati all’esterno ed esposti all’acqua piovana. Lavare i vegetali NON è di aiuto, poiché lo iodio 131 è metabolizzato dalle piante in modo molto veloce.
Greenpeace ha effettuato test su spinaci e altre verdure prelevate dagli orti di Minamisoma, riscontrando livelli di radiazioni nettamente superiori ai limiti ufficiali. Su un campione di spinaci sono stati rilevati valori di 70.000 – 80.000 Bq/kg (becquerel per chilogrammo), mentre su un campione di cavolo si sono trovati valori di 9.000 Bq/kg. Entrambi oltre il limite di 500 Bq/kg, stabilito dal Governo giapponese per le verdure.
“In diversi campioni raccolti intorno a Minamisoma, le verdure erano altamente contaminate per il consumo – spiega Rianne Teule, l’esperto di Greenpeace che guida la squadra sul campo – La proprietaria di un orto coltivato a spinaci, risultati poi contaminati, ci ha detto – sostiene ancora Greenpeace -di non aver ricevuto nessuna informazione dalle autorità sui rischi da radiazioni, nonostante il Governo stia effettuando test sulle coltivazioni di Minamisoma già dal 18 marzo”.
Questi dati sollevano ulteriori preoccupazioni sul rischio sanitario per i residenti e sulla mancanza di informazioni ufficiali per chi vive al di fuori della zona di evacuazione di 20 km.
Il Governo giapponese ha pubblicato dati sulla radioattività ambientale a Minamisoma, che sono però incompleti: è stato comunicato ufficialmente un solo dato, di 0,7 µSv/h (microSievert per ora). Le misurazioni fatte dalla squadra di Greenpeace, in varie zone della città di Minamisoma, mostrano invece livelli di radiazione che arrivano fino a 4.5 µSv/h.
La popolazione di Minamisoma è stata semplicemente invitata a rimanere in casa o a lasciare la città volontariamente. Il sindaco di Minamisoma, Katsunobu Sakurai, ha espresso a Greenpeace la sua frustrazione per la mancanza di informazioni attendibili e indicazioni precise, da parte di Tepco e delle autorità, sui rischi che questa crisi sta ponendo alla sua comunità.
“Il Governo giapponese – conclude Greenpeace – deve fornire subito non solo dati affidabili, ma anche consigli concreti alla popolazione su come evitare i rischi da contaminazione radioattiva dei cibi e dell’ambiente. Le persone colpite dal disastro devono essere in grado di proteggere la propria salute – continua Van de Putte -. Le autorità devono estendere con urgenza la zona di evacuazione intorno alla centrale nucleare di Fukushima, in accordo con i livelli di radiazione riscontrati in tutta la regione”.
L’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e il sistema delle Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la Protezione dell’Ambiente effettuano in Italia il monitoraggio della radioattività ambientale. Dal 12 marzo 2011, l’Ispra ha richiesto di intensificare le misure di particolato atmosferico allo scopo di monitorare l’andamento di una eventuale presenza di radioattività in aria riconducibile all’incidente nella centrale di Fukushima in Giappone. Vengono effettuate misure giornaliere con particolare riguardo alla presenza degli isotopi Iodio 131 e Cesio 137. È stato anche richiesto di effettuare misure di deposizione al suolo con cadenza settimanale. Sono state programmate anche alcune misure su vegetali a foglia larga e latte al fine di seguire eventuali fenomeni di trasferimento dei radionuclidi nell’ambiente.
Le contorsioni del Governo italiano, che prima favorevole al nucleare, poi è tornato indietro, solo per bleffare, e quindi evitare il referendum, ha oggi gettato la maschera e sembra solo rimandare l’inclinazione favorevole all’atomo. Si spera che Cassazione e Corte Costituzionale si esprimano con estrema chiarezza per far luce sulla democraticità del Referendum e quindi della sua affermazione.
Giorgio De Santis
Fonti: Dire e Greenpeace
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