acquaMANIFESTAZIONE CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA, GLI AMBIENTALISTI PROPONGONO UN REFERENDUM.

In questo momento di crisi mondiale delle economie dei paesi ricchi, emerge in modo chiaro e drammatico l’aggravarsi delle diseguaglianze sociali ed economiche, ponendo al centro del dibattito politico il tema di un altro modello di produzione e della democrazia partecipativa nelle decisioni che riguardano l’acqua e i beni comuni.

L’acqua – secondo i manifestanti – deve rimanere fuori dal mercato , un bene comune e un diritto umano universale e va gestita in modo pubblico, con aziende di diritto pubblico.

I manifestanti chiedono un referendum per abrogare il decreto che stabilisce che entro il 2011 la gestione del servizio idrico dovrà aprirsi al mercato con quote del 40% del capitale privato.

“Ripubblicizzare l’acqua, difendere i beni comuni” una delle frasi chiare del corteo di 200 mila manifestanti, partito da piazza della Repubblica è arrivato  in piazza Navona. Molti i comuni che hanno aderito, da Napoli a Bassano a Modica, Vittoria, Melilli, Lanuvio, Corchiano, portati dai vigili urbani degli stessi comuni mentre i politici, su richiesta degli organizzatori, sono rimasti in fondo. Tra loro singoli cittadini, decine di sigle e organizzazioni, sindacati e partiti che hanno aderito alla manifestazione. Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua.

Interessante la motivazione del Comune di Modica che si è attivato in controtendenza al Decreto “Ronchi”, infatti è opportuno ricordare: “ come, il 10 marzo scorso, nella sala rossa di palazzo dei Normanni è stata illustrato il DL per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia che ha raccolto l’adesione di 135 comuni (tra questi Modica e Vittoria) e di una provincia regionale, quella di Messina in rappresentanza di un milione mezzo di cittadini siciliani. Il disegno di legge nazionale, per la ripubblicizzazione del servizio è in già in commissione essendo stato avviato l’iter parlamentare. Come si ricorderà in Italia vige una legge, in perfetta sintonia con le disposizione della CEE essendo l’acqua interpretata come un bene economico, che nei fatti affida ai privati la gestione del servizio idrico”.

In Parlamento è depositata una proposta di legge popolare, firmata da 500 mila cittadini, che sostanzialmente definisce l’acqua un bene comune. Nella proposta è anche previsto un coinvolgimento dello Stato per gli investimenti infrastrutturali, dove si prevede anche  un consumo gratis di 50 litri di acqua al giorno per i cittadini indigenti e fa scattare l’aliquota del consumo commerciale per quanti singoli fanno registrare un consumo di 300 litri di acqua al giorno e prevede la scelta del modello gestionale da parte dei comuni come il Consorzio tra comuni con gestione in house”.

L’affare della privatizzazione vale almeno 8 milioni di euro, infatti molte delle società miste, multiutilies e quotate in borsa, anche se attualmente la quota maggioritaria appartiene ai comuni, esistono anche azionisti privati come la Hera, Iride, A2A, Acegas-Anps e Acea, queste, secondo il decreto Ronchi potranno espandere le loro mire sul mercato. L’art. 15 prevede infatti che le società quotate in borsa dal 1 ottobre 2003, potranno proseguire fino alla scadenza del contratto di servizio a patto che riducano la quota pubblica entro il 40% fino al 30 giugno 2013 e la 30% entro il 31 dicembre 2015. In questo contesto, l’unica eccezione – per il  momento – è rappresentata dalla compravendita dell’Aqp, l’ Acquedotto Pugliese, un SpA di proprietà della Regione Puglia che gestisce il servizio idrico per conto dell’ Ato Puglia e che dovrebbe tornare Ente di Diritto Pubblico.

Padre Alex Zanotelli, da sempre impegnato nella difesa dei poveri in ogni parte del mondo, ha dichiarato: “Per me e’ criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità’ (‘l’oro blu), bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici (scioglimento dei ghiacciai e dei nevai) sia per l’incremento demografico. L’acqua e’ un diritto fondamentale umano, che deve essere gestito dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile. Purtroppo, il nostro governo, con la legge Ronchi, ha scelto un’altra strada, quella della mercificazione dell’acqua. Ma sono convinto che la vittoria dei potentati economico-finanziari si trasformerà in un boomerang. E’ già oggi notevole la reazione popolare contro questa decisione immorale. Questi anni di impegno e di sensibilizzazione sull’acqua, mi inducono ad affermare che abbiamo ottenuto in Italia una vittoria culturale ,che ora deve diventare politica.”

In questo contesto il Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica, lancia ora il Referendum abrogativo della Legge Ronchi, che dovrà raccogliere, fra aprile e luglio 2010, circa seicentomila firme. “ Non sarà un referendum solo abrogativo, – prosegue Zanotelli – ma una vera e propria consultazione popolare su un tema molto chiaro: o la privatizzazione dell’acqua o il suo affidamento ad un soggetto di diritto pubblico.  Chiediamo a tutti i gruppi e comitati di fare pressione prima di tutto sui propri Comuni affinché convochino consigli monotematici per dichiarare che l’acqua e’ un bene di non rilevanza economica. Questo apre la possibilità di affidare la gestione dell’acqua ad un soggetto di diritto pubblico.”.

La storia dell’umanità ci insegna che chi governa l’acqua, comanda. Le prime forme di compartecipazione democratica dal basso sono nate in Italia attorno all’uso delle sorgenti, quando i paesi e le frazioni hanno pensato ad affrancarsi grazie all’acqua. Lo scontro non è solo tra pubblico e privato, ma tra controllo delle risorse dal basso e delega totale dei servizi, con conseguente, lucroso monopolio di alcuni. Oggi si rischia di dover rinunciare a un pezzo della nostra sovranità.

Giorgio De Santis

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