APPELLO, TRA I FIRMATARI, ROBERTO SAVIANO, ROBERTO BENIGNI E DARIO FO.
E’ finita, o sta quasi per finire l’era della Rai come servizio pubblico, o meglio il momento in cui i giornalisti si sentono in grado di elaborare libere inchieste, di esprimere libere opinioni, di controllare le istituzioni, siano esse politiche, parlamentari ma anche o solo giudiziarie. I giornali, i media in genere, sono un mezzo di espressione della libertà di opinione che negli ordinamenti democratici, assurgono a veri e propri “cani da guardia” (watch-dog) della democrazia. Questo concetto non è solo opinione di alcuni, ma è stato confermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza 25138/2007. In questo senso la Cassazione ha chiarito che la libertà di manifestazione del proprio pensiero garantito dall’art. 21 della Costituzione e dall’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee o critiche su temi d”interesse pubblico, senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche.
Alla luce di questo chiarimento, emerge in modo più netto e chiaro che trasmissioni come quella della Gabanelli, Report, che in un certo senso incarna ed si basa su questi principi, diventi a rischio nel momento in cui i “poteri forti”, siano stati messi a nudo da trasmissioni del genere. Quindi dopo aver assistito allo smantellamento graduale di trasmissioni come Annozero, Vieni via con me, i giornalisti hanno lanciato un appello dal proprio sito: www.articolo21.info, invitando tutti a difendere la trasmissione che in questo momento è la a rischio.
L’appello che include tra i primi firmatari: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Roberto Saviano, Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri, Vinicio Capossela, Dario Fo, Franca Rame, Fiorella Mannoia, Michele Serra, Natalia Aspesi, Giancarlo De Cataldo, Caparezza afferma: ”Dopo aver rinunciato ad Annozero e a Vieni via con me diciamo basta: la Rai non può perdere anche la trasmissione di Milena Gabanelli! Firma anche tu per Report nel servizio pubblico”.
Nell’appello le ragioni fondamentali per la difesa non solo del servizio pubblico, ma di una voce fresca ed efficace come quella di Milena Gabanelli: “Report è la principale trasmissione d’inchiesta della televisione italiana, quella con il miglior rapporto costo-ascolti e il più alto indice Qualitel. Report è una trasmissione di servizio pubblico che ogni anno, solo di pubblicità, porta nelle casse della Rai quasi 5 milioni di euro a fronte di un costo di poco più di 2 milioni. Report è il programma di approfondimento giornalistico che ha raccolto più riconoscimenti in Italia e all’estero. Report è uno dei simboli del servizio pubblico”. Così inizia l’appello di Giulietti e Corradino, e poi prosegue: “La Rai ha confermato Report nel palinsesto autunnale, eppure il futuro della trasmissione è concretamente a rischio. Perché apprendiamo che la Direzione Generale dell’azienda intende sospendere la copertura legale al programma. È chiaro che per Report libertà d’informazione significa potersi difendere dalle querele per diffamazione e dalle cause per risarcimento danni, che possono avere anche un carattere intimidatorio. Report, in questi anni, ha affrontato decine di cause e non ne ha mai persa una. Senza copertura legale Report muore. Senza Report la televisione pubblica smette di raccontare i problemi del Paese”.
Va ricordato inoltre che nel 1986 la Corte Europea dei diritti dell’uomo, a Lignes, in Austria affermò dei principi sacrosanti, come: “la libertà di stampa costituisce uno dei migliori mezzi per conoscere e valutare le idee e gli orientamenti dei dirigenti politici: pertanto i limiti della critica esercitabile nei confronti di essi sono più ampi di quelli relativi ai semplici privati; anche gli uomini politici fruiscono della tutela della loro reputazione, non soltanto nella sfera privata, ma in questo caso i doveri connessi a tale protezione vanno bilanciati con gli interessi collegati alla libera discussione sui problemi politici”
Evidentemente in questi anni, trasmissioni come Report, Annozero, Vieni via con me, sono state gradite molto all’opinione pubblica e quasi per nulla ai potenti di turno che venivano “controllati” da queste trasmissioni. Non solo trasmissioni d’inchiesta come quella della Gabanelli, ma tutte hanno svolto un’attività documentata minuziosamente con atti accessibili e riscontrabili.
“Invieremo l’appello - continuano Corradino e Giulietti – a tutte le associazioni, ai movimenti, ai siti internet che in questi anni si sono battuti contro ogni bavaglio e per affermare i principi contenuti nell’articolo21 della Costituzione. Chiederemo a tutti di firmarlo perchè la continua espulsione di programmi sgraditi alle diverse logge non è un problema che riguarda solo e soltanto le persone colpite ma è un insulto e un’aggressione nei confronti di tutte quelle donne e quegli uomini che amano e scelgono programmi come Report”.
Il ruolo che i giornali ed i media dovrebbero avere, è quello di essere strumenti di espressione della libertà di opinione, garanzia negli ordinamenti democratici per affermare la democrazia sostanziale.
In questi giorni, ritorna in voga il tentativo di mettere il bavaglio ai giornalisti che manifestano autonomia verso il potere, a tal proposito è necessario rammentare che “la libertà di stampa vince sulla privacy perché è in gioco il diritto della collettività di ricevere informazioni”.
Non è in gioco solo la libertà di espressione dei giornalisti, ma soprattutto quella della collettività di ricevere informazioni. La Corte Europea dei diritti dell’uomo, nel 2009, ha aggiunto un altro tassello a tutela dei giornalisti, attribuendo ai reporter ampi poteri di valutazione sulle modalità di pubblicazione di notizie accompagnate da documenti probanti.
G. De Santis
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