GREEN HILL, STRISCIA LA NOTIZIA E L’ESPOSTO DEL MINISTRO BRAMBILLA, DUE PICCOLE MA GRANDI VITTORIE !
SI ACCENDONO I RIFLETTORI DEI MEDIA NAZIONALE SUGLI ORRORI DI GREEN HILL
L’ ALLEVAMENTO ITALIANO CHE FORNISCE BEAGLE DESTINATI ALLA SPERIMENTAZIONE IN TUTTA EUROPA.
SERVIZIO DI STRISCIA DEL 28.10.2011
http://www.youtube.com/watch?v=xmqb5ZTb4-E
Il Ministro del Turismo, on. Michela Vittoria Brambilla, ha inoltrato questa mattina un esposto alla Procura della Repubblica di Brescia, al Comando nazionale dei Carabinieri Tutela della Salute e al nucleo dei Nas di Brescia, richiedendo in forma ufficiale un intervento per accertare – all’interno dell’allevamento di cani Beagle destinati alla sperimentazione “in vivo” Green Hill, di Montichiari (BS) – “violazioni della normativa statale e regionale in materia di tutela del benessere degli animali di affezione” oltre a “violazioni della disciplina igienico sanitaria nonché di quella concernente il decreto legislativo n. 116 del 1992″ sulla protezione di animali utilizzati a fini sperimentali, anche al fine di “adottare idonei provvedimenti di natura cautelare”, compreso il “sequestro degli animali detenuti nella struttura”. È quanto si apprende in una nota diffusa dal Ministero del Turismo.
“Da diverse settimane – si evidenzia nell’esposto – i media garantiscono ampia risonanza all’indignazione di moltissimi cittadini che denunciano le condizioni di maltrattamento fisico e psicologico, in cui vengono detenuti, nell’allevamento “Green Hill”, migliaia di cani, appartenenti alla razza “Beagle”, destinati ad essere utilizzati a fini di sperimentazione “in vivo”. Tali proteste hanno dato luogo anche alla costituzione di movimenti animalisti spontanei, volti a sottoporre all’attenzione delle autorità competenti la situazione in cui si trovano i suddetti animali, e anche il Ministro del Turismo è stato destinatario di numerose denunce circa la realtà in oggetto”.
“Le condizioni, a dir poco insalubri, in cui vivono in chiaro sovraffollamento i Beagle di “Green Hill” – continua la nota – costituiscono circostanza che, al di là della sua intrinseca gravità (configurando il maltrattamento di animali, come noto, un reato), produce un gravissimo pregiudizio all’immagine del nostro Paese; non vi è, infatti, chi non veda come il maltrattamento degli animali, anche di quelli allevati per essere destinati alla sperimentazione “in vivo” (fatto peraltro che contribuisce a peggiorare la situazione in quanto la pratica della vivisezione è fortemente censurata dall’opinione pubblica), sia tale da trasmettere un’immagine del tutto negativa del nostro Paese, in particolare presso i turisti stranieri, depotenziandone, in modo rilevante, anche l’appeal turistico”.
Il ministro Brambilla, presidente del comitato per la creazione di un’Italia Animal Friendly da lei stessa istituito presso il ministero del Turismo, ha recentemente ottenuto, nella commissione Affari sociali della Camera, l’approvazione di un emendamento alla legge comunitaria 2011, che concretamente promuove lo sviluppo di metodi alternativi per superare definitivamente la sperimentazione animale, limita l’applicazione di tale pratica, garantisce nuove tutele agli animali utilizzati e soprattutto vieta l’allevamento di cani, gatti e primati destinati alla vivisezione su tutto il territorio nazionale.
Coerentemente con questo impegno, l’on. Brambilla ha preso carta e penna per denunciare agli organi competenti una situazione che “configura ipotesi di reato”, oltre ad “offendere il sentimento collettivo di amore e rispetto per gli animali ed i loro diritti proprio della grande maggioranza dei cittadini”. In attesa del termine dell’iter parlamentare della legge comunitaria , che potrà quindi obbligare la chiusura della Green Hill, vietandone l’attività sul suolo nazionale, e impedirà la nascita di realtà analoghe, il Ministro del Turismo intende farsi interprete ancora una volta delle istanze di quella maggioranza degli italiani che ama gli animali e vuole vederli rispettati. E in particolare del sentimento delle migliaia di cittadini che, da tempo, auspicano un intervento delle istituzioni sul caso Green Hill, una “fabbrica di morte” che “non può trovare spazio in un grande paese civile quale è l’Italia”.
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