REFERENDUM ACQUA E NUCLEARE. MOBILITAZIONE DEGLI ESPONENTI REFERENDARI.

DESTINARE I 400 MILIONI DI EURO CHE SI RISPARMIEREBBERO IN FAVORE DELLE POPOLAZIONI COLPITE IN GIAPPONE.

Referendum sull’acqua e sul nucleare, tornano prepotentemente d’attualità, alla luce degli eventi dello tsunami giapponese del terremoto e del disastro nucleare della zona nipponica. Gli esponenti dei referendum sull’acqua hanno indetto una conferenza stampa per porre maggiore attenzione sui temi referendari, mettendo, per il momento l’attenzione su due date: il 22 marzo che è la giornata mondiale dell’acqua, e del 26 marzo, giornata che vedrà sfilare a Roma una manifestazione che si preannuncia abbastanza numerosa e che si concluderà a piazza S.Giovanni.

Le proteste degli organizzatori dei referendum sono rivolte in particolare al ministro degli interni Maroni, il quale ha proposto come data per i referendum (2 sull’acqua, uno sul nucleare e uno sul legittimo impedimento) il 12 giugno, con il principale intento per il governo di veder fallire l’affluenza alle urne, per la data quasi estiva.

I recenti fatti del Giappone però hanno cambiato l’impatto mediatico delle informazioni creando nell’opinione pubblica una maggiore attenzione e coscienza sulla problematica e quindi, almeno a guardare i sondaggi, a far aumentare il numero di persone che è contro il nucleare, ma che voterà anche si per mantenere l’acqua pubblica e quindi andrà a votare in massa per i referendum.

Qualche giorno fa c’è stata la Bocciatura Election Day e per i sostenitori del referendum è stato un atto gravissimo, hanno quindi dichiarato: “Il Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune apprende con sdegno la bocciatura alla Camera delle mozioni che intendevano unificare la data dei referendum con quello delle elezioni amministrative. Sì tratta di un atto gravissimo, che in un periodo di tagli indiscriminati alla scuola, alla sanità e alla cultura rischia di bruciare 400 milioni di euro se il Consiglio dei Ministri procederà con il non accorpamento. Il Comitato Referendario metterà in campo tutte le azioni necessarie per chiedere al Governo di riconsiderare l’Election Day”.

Gli esponenti referendari, hanno più volte proposto di accorpare le date delle ammistrative che si terranno in maggio, facendo risparmiare in questo modo circa 400 miliori di euro (800 miliardi delle vecchie lire), che lo Stato potrebbe utilizzare, magari per intervenire creando infrastrutture per ridurre l’arsenico nelle acque di molti comuni italiani. Nella conferenza stampa è stata sottolineata la contraddizione del ministro leghista che nel 2009 era invece per l’election-day. Le speranze di chi ha raccolto lo scorso anno un milione e 400 mila firme sono ancora vive, per accorpare la data e in tal senso si sono rivolti alla massima autorità dello Stato Italiano il pres. Giorgio Napolitano, consegnando l’opera “l’Acqua Bene Comune unisce l’Italia”, consegnato  mercoledì pomeriggio al Capo dello Stato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’ Italia.  Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano Movimenti per l’acqua ha messo in risalto che: “Non vogliamo mica la luna, ma vogliamo l’acqua ed il sole”.

La raccolta delle firme è stata fatta attraverso una straordinaria esperienza di partecipazione dal basso, senza sponsorizzazioni politiche e grandi finanziatori, nel quasi totale silenzio dei principali mass-media. Grazie a queste donne e questi uomini, nella prossima primavera l’intero popolo italiano sarà chiamato a pronunciarsi su una grande battaglia di civiltà: decidere se l’acqua debba essere un bene comune, un diritto umano universale e quindi gestita in forma pubblica e partecipativa o una merce da mettere a disposizione del mercato e dei grandi capitali finanziari, anche stranieri”.

Noi che ci siamo impegnati nelle mobilitazioni del popolo dell’acqua, nelle battaglie per la riappropriazione sociale dei beni comuni e per la difesa dei diritti pensiamo che i referendum siano un’espressione sostanziale della democrazia attraverso la quale i cittadini esercitano la sovranità popolare su scelte essenziali della politica che riguardano l’esistenza collettiva.

Per consentire la massima partecipazione, chiediamo che il voto referendario sia accorpato alle prossime elezioni amministrative e che prima della celebrazione dei referendum si imponga la moratoria ai processi di privatizzazione.

Crediamo anche che il ricorso all’energia nucleare sia una una scelta sbagliata perché è una fonte rischiosa, costosa, non sicura e nei fatti alternativa al risparmio energetico e all’utilizzo delle fonti rinnovabili.

E’ intervenuto anche il Sindaco di Corchiano Portavoce Provinciale del Comitato Referendario a favore dell’acqua pubblica, Tra i soci fondatori di Arnies ass.ne no profit che promuove progetti di cooperazione decentrata a favore di paesi in via di sviluppo nel campo sanitario. Ha partecipato come chirurgo di urgenza a missioni sanitarie nella Repubblica Democratica del Congo , Burundi , Haiti, Costa D’Avorio e Repubblica Centrale Africana con organizzazioni non governative e con medici senza frontiere. Tra i fondatori del Coordinamento Nazionale Enti Locali per l’acqua pubblica

Tra i presentatori dei Referendum per l’acqua pubblica e l’abrogazione del Decreto Fitto Ronchi con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è stato tra i sindaci che hanno posto maggior attenzione per controllare le dosi di arsenico nell’acqua, rispettando i parametri imposti dall’Europa.

Proprio sul tema del nucleare è intervenuto il dott. Mauro Mocci medico dellISPE-Comitato anti nucleare, il quale ha messo in risalto che il principio della scelta nucleare è pericolosa sempre, e questo è confermato da uno studio dell’università tedesca di MAINS estremamente corretto dal punto di vista scientifico.

Lo studio KiKK (in tedesco è l’acronimo di cancro infantile in prossimità di centrali nucleari) merita attenzione per diverse ragioni. La prima perché è statisticamente rilevante: vengono infatti esaminati tutti i tipi di cancro presso tutti i 16 siti nucleari tedeschi nell’arco di tempo che va dal 1980 al 2003, su una popolazione molto ampia che comprende anche i bambini sotto i 5 anni di età.

Anche se i sostenitori del nucleare affermano che non è accertato il principio di percezione e correlazione delle radiazioni con i cancri e leucemie, questo principio viene a cadere – sempre secondo Mocci – poiché è invece contraddetto dagli aumenti di queste patologie quando vi sono stati disastri di quel genere.

Diverse ricerche confermerebbero il legame che esiste tra l’esposizione alle radiazioni di residenti vicine a infrastrutture nucleari e lo sviluppo di cancro e leucemia, soprattutto nella popolazione infantile, anche per rilasci a livelli molto bassi.

Lo ha attestato un recente studio del governo tedesco che ha riscontrato un aumento del 220% dei casi di leucemia e del 160% per quelli di cancro tra i bambini fino ai 5 anni di età che vivono entro i 5 km da un reattore nucleare. Un risultato che ha riacceso il dibattito in Germania, ma ancora poco conosciuto all’estero, per non parlare dell’Italia.

Comunque il primo ministro tedesco Angela Merkel ha annunciato ”Non e’ possibile per ora chiudere tutti gli impianti nucleari della Germania”: secondo l’agenzia Bloomberg. Dopo gli incidenti nucleari di Fukushima, la Merkel ha sospeso la decisione del suo esecutivo sulla proroga del funzionamento degli impianti nucleari tedeschi. La Germania dovra’ puntare ora sulla energia alternativa. Il processo di abbandono della politica nucleare dovra’ essere, tuttavia, ‘graduale’, ha aggiunto la cancelliera.

Infine, Merkel ha sottolineato la necessità di risolvere rapidamente il problema legato allo smaltimento delle scorie nucleari: “Non possiamo sempre rimandare a domani e trasferire la responsabilità sulle generazioni future”. Il Cancelliere – che l’anno scorso aveva abrogato la legge che prevedeva la chiusura delle centrali entro il 2020 – ha parlato di “uscita graduale dal nucleare” ma ha sottolineato che in quanto Paese industriale la Germania “non può ignorare” questa forma di energia, né può permettersi la chiusura totale degli impianti per poi dover acquistare energia all’estero.

Le resistenze maggiori si sono registrate, soprattutto negli esponenti del governo italiano che sembrano ancora convinti di questa scelta, non tenendo conto di quello che succede ed è successo nel mondo, ma non opponendo prove e studi scientifici che non sono stati fatti in Italia, anche quando vi sono state catastrofi con esiti nefasti come per la centrale – dismessa per anni – di Borgo Sabotino.

”Anche l’Italia ha avuto la sua piccola Cernobyl: la centrale del Garigliano. In questa centrale si verificarono, infatti una serie impressionanti di incidenti che portarono alla chiusura dell’impianto nel ‘78. Nel 1976 l’acqua del fiume Garigliano (in piena) riuscì a penetrare nel locale sotterraneo dove erano depositate le scorie radioattive. In questo modo furono contaminati più di un milione di litri d’acqua finiti poi in mare e nella nella campagna. Nel 1979 si verificò un incidente analogo, mentre nel novembre del 1980 (a centrale già chiusa) le insistenti piogge provocarono infiltrazioni che al deflusso delle acque piovane portarono con se grandi quantità di Cesio137″, dichiarà il presidente dei Verdi Angelo Bonelli.

Mentre nessuno si è occupato di studiare gli effetti sul territorio e sulla popolazione locale di tutta questa serie di incidenti il governo insiste per costruire addirittura una nuova centrale sulle macerie di quella che detiene il primato di incidenti in Italia.

Delle ricerche furono effettuate da Marcantonio Tibaldi, leader storico del movimento anti-nucleare, che sull’argomento era stato autore di numerose pubblicazioni , aveva dato il via all’iniziativa: “E’ da 41 anni che cerco di denunciare gli effetti funesti della Centrale del Garigliano,- dichiarò a suo tempo – ma fino ad oggi nessun si è degnato di rispondere a livello nazionale”.

Dall’analisi che abbiamo condotto sulle cause di morte degli ultimi trent’anni, è venuto fuori che in provincia di Latina si ha il più alto tasso di mortalità per leucemia e cancro. Ancora per attenersi a dati ufficiali, se nel Lazio si aggira intorno al 7,7 a Latina arriva al 21,63 e al Garigliano al 44,28. E non è tutto. C’è anche un’elevatissima percentuale di malformazioni genetiche. Fino al 1993, anno in cui non si sono più raccolti i dati, sono nati oltre 230 bambini deformi”

Il dott. Mauro Mocci ha evidenziato che la spiegazione della più alta incidenza di cancro e leucemie infantili presso le centrali nucleari è dovuta alle radiazioni.  Un’ipotesi la espone Enviromnental Health, la rivista scientifica che ha ripreso lo studio tedesco: sebbene le emissioni radioattive normalmente provenienti dalle centrali nucleari siano basse, queste possono essere assorbite più facilmente dalla madre e incorporate dall’embrione. Non è da escludere infatti che i tessuti dei feti e dei neonati abbiano una sensibilità alle radiazioni superiore a quella finora stimata.

Siamo convinti – continuano gli esponenti dei comitati – che una vittoria dei SI ai referendum della prossima primavera possa costituire una prima e fondamentale tappa, non solo per riconsegnare il bene comune acqua alla gestione partecipativa delle comunità locali, bensì per invertire la rotta e sconfiggere le politiche liberiste e le privatizzazioni dei beni comuni che negli ultimi trent’anni hanno prodotto solo l’impoverimento di larga parte delle popolazioni e dei territori e arricchito pochi gruppi finanziari con una drastica riduzione dei diritti conquistati, determinando la drammatica crisi economica, sociale, ecologica e di democrazia nella quale siamo tuttora immersi.

In queste ultime ore Greenpeace ha diffuso un’appello proposta che in pochi giorni ha raggiunto 80.000 firme per richiedere al Ministro Maroni di accorpare il referendum sul nucleare con le amministrative. Ora c’è una ragione in più per farlo: destinare agli aiuti per il Giappone i 400 milioni di euro che l’Italia risparmierebbe.

In Giappone la situazione è ancora fuori controllo. 750 operatori presso la centrale di Fukushima sono stati costretti a lasciare il sito per l’alto livello di radiazioni. Solo 50 stanno ancora operando, anche a fronte di gravi rischi per la propria salute, per evitare conseguenze peggiori.

“Noi possiamo decidere – continua l’appello di Greenpeace -di non dover mai correre questo rischio in Italia, votando SI al referendum nucleare. Il Ministro Maroni deve accettare di accorpare amministrative e referendum per facilitare la partecipazione democratica e per aiutare il Giappone con i soldi risparmiati”.

Giorgio De Santis

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