IL DISASTRO PEGGIORE NELLA STORIA DEL GENERE UMANO.
OBAMA “Stiamo lavorando perché Bp sia responsabile dei danni alle terre e all’economia della costa del Golfo”. Lancia quindi una petizione a tutti gli americani per firmare la petizione lanciata sul suo sito, proponendo di abbandonare il petrolio per affidarsi all’energia pulita”.
Legambiente prende posizione in Italia e plaude ad una iniziativa del Consiglio Comunale di Campo nell’ Elba.
Messaggio forte e chiaro, con evidente retroterra ecologista di Barack Obama: “Utilizzare il petrolio significa spendere più denaro e mettere in pericolo l’ambiente. Per questo – ha spiegato Obama – è necessario cambiare abitudini e usi, affinché case, imprese, automobili e camion vengano presto alimentati completamente con energie rinnovabili.
“Ciò significa eliminare miliardi di dollari di sgravi fiscali per le compagnie petrolifere per indirizzare gli investimenti alla ricerca e allo sviluppo dell’energia pulita; ci saranno costi di transizione e un periodo di adattamento” – ha aggiunto- ma bisogna che tutti siano coscienti del costo della nostra dipendenza morbosa dal petrolio”.
La chiazza di greggio – in seguito al taglio di una conduttura che ogni giorno viene alimentata dalla fuoriuscita di 20.000 barili, – minaccia di provocare una crisi diplomatica tra Usa e Gran Bretagna.
Si tratta di un enorme disastro ecologico. Da quel giovedì 22 aprile, la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon è sprofondata a 84 chilometri dal porto di Venice, nel Golfo del Messico. Due giorni prima un tubo di trivellazione aveva causato una forte esplosione da cui si era generato un incendio di vaste proporzioni durato 36 ore. A bordo erano presenti 126 uomini, 17 dei quali sono rimasti feriti, 4 in gravi condizioni. Undici operai sono ancora dispersi.
La situazione diventa ogni ora più difficile: la macchia nera di petrolio si espande infatti senza sosta e una quantità di 1000 barili al giorno viene dispersa nell’Oceano. La compagnia petrolifera Bp ha inviato 32 navi per pulire le acque e alcuni velivoli che disperdono sul mare uno spray diluente. Operazioni che però ostacolate dal maltempo che sta flagellando il Golfo.
La British Petroleum (Bp) che all’inizio del disastro aveva ostentato ottimismo sulla possibilità di evitare il disastro ha chiaramente fatto marcia indietro. Il responsabile delle perforazioni Doug Suttles ha affermato che è molto difficile arrestare l’avanzata della macchia per evitare il raggiungimento delle coste della Louisiana, e quindi questo tentativo “potrebbe non riuscire”.
La Bp già nel 2009 era stata multata per 87 milioni di dollari dopo che in una esplosione avvenuta in una raffineria di Texas City avevano perso la vita 15 persone.
Un gruppo di parlamentari britannici, ha chiesto al premier inglese, David Cameron, di invitare Obama ad usare toni più moderati, per evitare gravi conseguenze economiche riguardanti gli azionisti della Bp, fra cui ci sono diversi fondi pensionistici. Il valore economico della compagnia inglese, nonostante sia oggi fortemente diminuito, è a rischio e si parla anche di un possibile dilazionamento dei pagamenti dovuti agli stati Uniti. La BP dovrà sostenere i costi del disastro, numerose cause legali e le possibili (e auspicabili) sanzioni che potrebbero arrivare dagli Usa.
In Italia le associazioni ambientaliste Greenpeace e il Wwf., dimostrano forte preoccupazione per l’enorme danno ambientale causato dall’esplosione sono riporta la questione qui in Italia. “Decenni di maree nere non ci hanno insegnato niente: in Italia, il governo continua a rilasciare autorizzazioni a valanga, soprattutto in Adriatico e, da ultimo, anche al largo delle Isole Tremiti”, denuncia il direttore delle Campagne di Greenpeace, aggiungendo come ormai sia tempo di “dedicarsi davvero alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica. Così, invece di uccidere i lavoratori, potremmo creare migliaia di posti di lavoro e raggiungere una maggiore indipendenza energetica”. “L’unica soluzione – conclude – è smetterla con le esplorazioni offshore e avviare una decisa rivoluzione energetica per liberarci dalla schiavitù del petrolio e dai pericoli del trasporto degli idrocarburi”.
In quell’area del Golfo del Messico ricorda, il responsabile Programma Mare del WWF Italia Marco Costantini che il disastro “vada a sommarsi alle problematiche che quest’area regolarmente subisce a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti provenienti dal fiume Mississipi”. Ma non è tutto. “La marea nera sta raggiungendo i paradisi naturali come l’arcipelago delle Chandeleurs area di nidificazione di uccelli marini già colpiti dal disastro Katrina”, aggiunge infine Costantini.
In Italia, c’è intanto chi prende posizioni concrete per prevenire questi disastri, infatti il Consiglio Comunale di Campo nell’ Elba, ha richiesto l’allontanamento del traffico marittimo di petroliere. Gli sversamenti petroliferi in quel tratto di mare non sono una novità. Legambiente chiede una moratoria sulle ispezioni petrolifere
Il Consiglio Comunale di Campo nell’Elba ha approvato, infatti, all’unanimita’ la proposta del Consigliere Yuri Tiberto, di richiedere ai ministri delle infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, e del turismo, Michela Vittoria Brambilla, un decreto ministeriale per interdire nell’intero canale di Pianosa e per un raggio di cinque miglia attorno alla stessa isola, il traffico marittimo di petroliere, navi da carico o da trasporto passeggeri aventi stazza lorda superiore alle 10.000 tonnellate.
Legambiente dice Umberto Mazzantini ringrazia pubblicamente : “ il consigliere Yuri Tiberto che ha portato all’attenzione del Consiglio Comunale una richiesta che noi e il Parco Nazionale facciamo da anni.
Quel tratto di mare e’ sicuramente tra quelli che piu’ subiscono gli sversamenti petroliferi e il lavaggio illegale delle cisterne a mare, proprio davanti al mare di Pianosa, protetto dal Parco Nazionale dell’Arcipelago, ed alle coste e alle spiagge del Comune di Campo nell’Elba (una delle quali, Rosselle-Le Tombe, e’ stata piu’ volte premiata tra le 10 piu’ belle spiagge d’Italia) che ospitano oltre un terzo del turismo dell’intera Elba”.
”Le basi per un decreto non mancano – sottolinea Mazzantini – un’iniziativa simile era gia’ stata gia’ presa dall’ex ministro dell’ambiente Willer Bordon nel 2001, il decreto preso nelle ultime settimane di vita del Governo Amato II, riguardava il traffico petrolifero e di sostanze pericolose nelle vicinanze di aree marine protette e nella Laguna Veneta, ma fu fatto decadere dal successivo governo’‘. ”Un altro esempio da seguire – continua il responsabile di Legambiente – potrebbe essere l’accordo Francia-Italia, sottoscritto dal ministro Stefania Prestigiacomo e dal suo collega francese Jean Louis Borloo, che riavvia l’iter per l’istituzione del parco marino transfrontaliero delle Bocche di Bonifacio, con l’inserimento nel testo un nuovo punto che sancisce, d’intesa con l’Organizzazione Marittima Internazionale (Omi), il divieto assoluto di transito nello specchio di mare di imbarcazioni contenenti sostanze pericolose. a salvaguardia del Parco marino”. Legambiente Arcipelago Toscano invita tutti i comuni dell’Arcipelago Toscano, le province di Livorno e Grosseto, la Regione Toscana e i ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico ad opporsi da subito alle richieste di prospezioni petrolifere nel sud dell’Arcipelago, nelle vicinanze dell’area per la quale il Comune di Campo nell’Elba chiede l’interdizione del traffico marittimo pericoloso.
Si spera che almeno su questo fronte – visti i disastri continui – il governo sia sensibile alle richieste di Legambiente, considerando che una massima degli indiani d’ America dice: “Dalle distrazioni nascono le catastrofi”. I cittadini auspicano che almeno dalle catastrofi si traggano lezioni per evitarne altre.
Giorgio De Santis
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