LA NOTA MODELLA E SHOW GIRL, IN OCCASIONE DELL’USCITA DEL SUO LIBRO “LA VITA E’ UNA” CI HA PARLATO DEL SUO GRANDE IMPEGNO CON LA FONDAZIONE RAVA PER I BAMBINI DI HAITI.

 

 

Martina Colombari è stata la vincitrice più giovane del concorso di Miss Italia. Era il 1991 e lei aveva solo 16 anni. Questo è stato per lei un’ottimo trampolino di lancio per una carriera brillante, come modella, prima,  al cinema, poi, ed in tv, con numerose fiction. La sua vita privata è stata altrettanto fiabesca, con una storia “da copertina” con il campione di sci Alberto Tomba, ed in seguito, con il calciatore Alessandro Billy Costacurta.  Si sposano nel 2004 quando lei è già incinta di Achille, il bambino per cui Martina è pronta a dedicare tutta se stessa.   Tuttavia, la Colombari, non dimentica la sua sensualità prorompente, già nota al pubblico, grazie ad un calendario nel 2002, e così viene, nuovamente immortalata in 12 scatti, nel 2009, suo anno cruciale:  la separazione dei genitori dopo 35 anni di matrimonio, qualche piccolo problema con un figlio forse troppo viziato. Dopo una vita spesa tra passerelle, cene di gala e jet-set, irrompe nella sua vita un nuovo “amore”….non di un uomo si tratta, però, ma dei bimbi di Haiti!   Flagellati da povertà, fame, calamità naturali.   E’ così che ha inizio il suo volontariato assieme alla Fondazione Rava.   Viaggi in cui Martina perde ogni velleità da diva. Vede cose atroci, devastazioni, miseria…si immedesima nei drammi di un popolo particolarmente martoriato. Da quì il suo libro “La vita è una”, nel quale, oltre a raccontarsi in una sorta di diario, talvolta anche esilarante, ci parla, in oltre 100 pagine, di un popolo di cui forse, troppo poco conosciamo.   Questo libro è sicuramente il successo di una donna testarda, caparbia, dalle idee ben chiare.

 

“Ho iniziato questo percorso assieme a Luca Serafini, giornalista ed amico di famiglia” – ci racconta Martina – “Nel libro mi metto molto in discussione in modo trasparente e totale.  Quando la mia editor mi ha chiesto di scriverlo, voleva che mi raccontassi e così ho fatto.  Con piacere, perchè mi dava la possibilità di farmi conoscere, di parlare e di essere ascoltata. Tutti mi guardano, mi osservano, mi giudicano, anche apprezzano, però la mia “voce” vera non sono mai riuscita a farla sentire. Sono una donna diretta, schietta, una romagnola d.o.c., arrivo sempre al sodo, non avevo voglia di essere diplomatica, nè patinata, volevo, per una volta, poter parlare. Inizialmente avevo preso in considerazione di titolare il libro “Guardami così”.  Mi piaceva molto, perchè intendeva guardami in un altro modo, con altri occhi, attraverso quello che ti dico…Però poteva sembrare una sorta di pretesa verso il lettore. Scrivendo il libro, verso la fine, siamo giunti a questo titolo “La vita è una”. Ed è proprio il caso di dire  è una!  Io sono attaccata a questa vita, me la vorrei “mangiare”…non lascio nulla al caso, cerco di vivere il tutto per tutto. oggi ci siamo, domani, chissà!  Ringrazio sempre del fatto che mi è stata data una grande possibilità: ho una bella vita, tranquilla, senza malattie, con una famiglia che adoro e che mi adora, sono fortunata in tutto, non ho problemi.  Quello che ho ricevuto, però, credo di essermelo guadagnato.         Ringrazio anche Miss Italia! Se non avessi vinto quel concorso, non sarei la Martina Colombari che conoscete!”

 

“Subito dopo l’elezione, uno dei giurati che rispondeva al nome di Alberto Tomba, entrò, come se niente fosse, nel locale dei suoi genitori a Riccione….”

” Sì, si presentò, a fine Settembre, nella pizzeria dei miei. La cosa fece un certo scalpore, in quanto lui era già conosciuto come sportivo, mentre io ero una bambina di 16 anni del Liceo, che aveva vinto un concorso. Però lui, come tutti i personaggi, tolti gli sci e gli scarponi, era un uomo come tutti, un’emiliano verace ed umano. Tale si è dimostrato e tale è rimasto. Per me è stato un grande amore. La prima persona con la quale ho scoperto questo sentimento.”

 

“Nel libro ci sono una serie di dediche a persone che fanno parte della sua vita.  Nono solo i suoi genitori però, o gli amici, ma anche celebrità come Kate Winslet, Sean Penn, Laura Pausini, Biagio Antonacci….E poi “lui”…Fabrizio Corona in 20 righe che equivalgono ad una fucilazione!  Perchè?”

“Non ho stima di quest’uomo!  Non mi piace come si continua a comportare, il suo modo di porsi. Nel libro si parla anche di agenti e di come si gestisce un personaggio, di quanto questo sia legato alla propria immagine pubblica. Siamo circondati da fotografi e paparazzi continuamente! Certo, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma bisogna anche vedere come lo si fa, e cercare comunque di mantenere il rispetto per gli altri.  Per assurdo, Corona è quasi da ammirare, da studiare! Aveva un padre, Vittorio, meraviglioso, con cui ho avuto la fortuna ed il piacere di lavorare. Io avevo fatto per lui anche un programma su TeleMontecarlo, che andava in onda di notte, in cui interpretavo una dea dell’Olimpo che lanciava dei servizi legati allo sport. Molto particolari.”

 

“Quando e come ha conosciuto la Fondazione Rava?”

“Io sono una volontaria della Fondazione Rava da tre anni. Li ho conosciuti ad una normalissima serata di beneficenza. C’è stato un concerto a “La Scala” e, dopo, una cena in un’importante hotel di Milano. In quell’occasione è stato proiettato un documentario su Haiti. Non conoscevo Haiti nè il suo livello di povertà e la sofferenza dei bambini! Vedendo quelle immagini, non riuscivo più a stare seduta a quella cena, smaniavo, volevo alzarmi ed urlare ma non ci riuscivo, piangere ma non potevo…quello che ho visto mi ha talmente scioccata, che dopo una settimana, andai negli uffici della fondazione. Dopo un mese partii con loro per il mio primo viaggio ad Haiti. Lì mi ha sconvolta vedere fino a che punto si può morire a causa della mancanza di cibo, senza cure mediche. L’ho fatto per me, questo primo viaggio, è vero!  Non avevo mai fatto la volontaria. Questo viaggio mi ha fatto sentire un’eroina, perchè, probabilmente, ho compensato qualcosa di cui avevo bisogno io. Mi ha fatto riscoprire l’amore per me stessa, perchè se non stiamo bene con noi stessi, non possiamo star bene neanche con gli altri. Ho compreso quanto sia importante aiutarli. Non ci accorgiamo mai di quanto abbiamo, finchè non ce lo abbiamo più. Loro non hanno nulla.  Un bimbo su tre non arriva a cinque anni di vita!  L’ 80% di loro, vive con meno di due dollari al giorno!   C’è l’emergenza colera. I forni crematori sono chiusi, perchè si ritiene che i morti per colera non si possano bruciare, essendo contagiosi. Un cadavere da colera resta contagioso per due settimane se non viene bruciato!  Quindi siamo stati costretti a mandare dei forni crematori dall’Italia. Allucinante!  Lì faccio quello che c’è bisogno di fare.  Sto con i bambini presso l’ospedale San Daniele, che abbiamo creato dieci anni fa. Vado all’orfanotrofio, all’obitorio, sistemo i cadaveri in delle bare di cartone che costruiamo noi, perchè lì non ci sono bare.

L’unico modo per non dimenticarci di loro è continuare a parlarne.

Voglio concludere dicendo che tutto quello che ho fatto e sto facendo nella mia vita, lo rifarei in pieno. Non mi sono mai pentita di niente!”

 

Loredana Filoni

 

 

 

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