Intervista a Paolo Cannavò, Presidente FECC Federazione Europea dei Manager delle Costruzioni
Creatività una delle parole simbolo del nostro Vivere, essenziale al nostro Essere…. come possiamo declinarla?
Per avvicinarci alla Creatività, dobbiamo escludere subito l’interpretazione che la associa solo alle forme di espressione artistica e artigianale. Penso sia sufficiente dire che è quell’atteggiamento mentale che porta a “sentire” che per ogni esigenza ci siano sempre almeno due risposte. Sottolineo che non uso intenzionalmente i termini “problema” e “ soluzione”.
Infatti una cosa è la logica di tipo deduttivo, che – come avviene spesso nelle Università - condiziona a trovare “la” soluzione di “un” problema. Altra cosa è porsi davanti a una situazione innanzitutto per capirne tutti gli aspetti, per poi passare a una fase divergente dove si mette in campo per quell’esigenza un’ampia gamma di risposte innovative. Queste vanno filtrate “sul piano di realtà” per arrivare alle risposte possibili. La scelta definitiva sarà una soluzione contingente ed efficace, non la soluzione. Subito dopo esigenze e risposta vanno trasferite ai responsabili dei centri decisionali; quindi la Creatività è strettamente collegata alla Comunicazione, che deve far sentire il problema e far capire le risposte fino in fondo, per poi far agire le persone in modo consapevole.
Manutenzione del territorio e degli edifici …. affinchè non sia uno slogan cosa può generare un approccio creativo ?
Mi riferisco subito al Territorio. Secondo recenti ricerche dell’Ispra il 20% della fascia costiera che va da 0 a 300 metri slm è compromessa e impermeabilizzata, e nelle stesse condizioni si trova il 15% della fascia successiva compresa tra i 300 e ei 1000 slm. Questo significa che l’assorbimento e il deflusso delle acque superficiali sono completamente diversi rispetto a quelli della morfologia originaria. Ci saranno corsi d’acqua in secca e altri che straripano, spallette che cadono, frane. Si potrà spendere per controllare i corsi d’acqua, fare bacini di compensazione contro le piene, ricostruire i muri, ecc. Ma potrebbero esserci anche risposte parziali realmente diverse. Ad esempio: incentivare e valorizzare l’agricoltura di collina, cioè fare in modo che il territorio venga restaurato e “regimato” in vista di un’esigenza produttiva, in maniera tale che una parte di quelle “manutenzioni” vengano ricondotte alla cura diffusa di chi esercita l’agricoltura.
Prima di parlare degli edifici bisogna ricordare che le costruzioni più “antiche” – soprattutto se rappresentative – erano eseguite con tecniche durevoli, spesso favorevoli per la manutenzione, mentre troppi edifici “moderni”, soprattutto se residenziali, hanno caratteristiche opposte.
Ora la manutenzione si affronta spesso solo con la logica di bilancio, stanziando periodicamente somme appropriate; ma si tende a rinviarne gli interventi e si arriva a momenti nei quali gli impegni di spesa e i tempi relativi sono assolutamente rilevanti. Per affrontare la Manutenzione con una visione creativa si può pensare, tra l’altro, a come coinvolgere nei suoi processi quegli interlocutori che sino adesso ne sono stati ai margini, tra i quali gli istituti che assicurano contro gli incidenti domestici o la RC dei fabbricati.
Si può pensare a premi differenziati per gli edifici che sono stati progettati correttamente e ben mantenuti, con una garanzia tecnica di qualità da parte di organismi come il CNIM. Il passaggio successivo potrebbe essere la messa a punto di meccanismi finanziari rotativi, prendendo in considerazione i grandi patrimoni immobiliari.
Secondo lo studioso americano J.R. Averill si richiede una creatività emozionale ogni volta che le persone sono chiamate ad apprendere, attivare e soprattutto trasformare le proprie emozioni per crearne di nuove….Ora vivendo nell’attuale contesto storico una rete fittissima di impulsi generati da una società globale in cui le vite di ognuno sono strettamente correlate come possono essere utilizzati questi straordinari strumenti di conoscenza tali da creare le basi di una società di conoscenza? E nel rapporto Management e Creatività quali le soluzioni e gli aspetti sinergici e ottimali per le aziende di riferimento?
Condivido completamente quanto asserisce Averill e mi ripeto affermando che una comunicazione autentica ed efficace deve coinvolgere le emozioni delle persone, perché solo un impulso emotivo molto forte può sostenere la volontà del fare. Bisogna anche ricordare che la comunicazione che si realizza nel parlare con altri è per circa il 70% non verbale e tocca direttamente la sfera emotiva .
Sembra evidente che si stia dando un peso eccessivo agli strumenti della “nuova comunicazione”. Un’ampia stratificazione delle informazioni è cosa diversa dalla capacità di comunicazione: la quantità di byte che vengono spesi per informare è micidiale ma quando andiamo a valutarne l’efficacia per l’agire risulta una sproporzione enorme.
Facciamo un altro passo. La società della conoscenza si realizza quando le informazioni si trasformano in conoscenza. Ora una azienda si muove in uno scenario di forte cambiamento, nella “Società liquida” della metafora di Bauman, e deve avere una conoscenza completa del suo business ma soprattutto delle condizioni del successo del business; deve scegliere il criterio/chiave che guidi l’interpretazione delle informazioni e le traduca in conoscenza e in comportamenti.
Questo processo si sviluppa in uno scenario incerto e globalizzato che richiede prospettive ampie e nuove, nelle quali rientra la Responsabilità Sociale di Impresa, con gli strumenti e le logiche del Dialogo Sociale Europeo, che – a sua volta – diviene un ineludibile fattore competitivo. Il Management, in un certo senso, deve essere creativo, perché deve saper orientare verso la conoscenza e assumere una vera responsabilità sociale.
Si può vedere la situazione da un altro punto di vista.
Ad esempio un secolo fa chi produceva macchine e utensili aveva tutto il tempo di perfezionare ogni particolare, perché la maturazione del prodotto era lenta e costante in un mercato circoscritto e stabile. Oggi invece si può perdere immediatamente la propria leadership per innovazioni improvvise e imprevedibili emerse in ogni punto del mercato globale.
Chi decide di inseguire il cambiamento deve decidere, ad esempio, come aggiornare costantemente il proprio Know-how e risolvere molte volte l’alternativa make or buy. Arriverà a produzioni che hanno bisogno di molto tempo per una messa a punto, ed è molto probabile che questa arrivi in ritardo. In altre parole: chi insegue il cambiamento ha un’alta probabilità di perdere la sua scommessa.
Chi al contrario decide di essere una learning organization decide come selezionare le informazioni, “produce” conoscenza, “sa” dove può anticipare i cambiamenti. Dovrà operare con gli strumenti della Creatività, prendere in considerazione le Emozioni, agire con Responsabilità sociale. In altre parole: manterrà più stabilmente e con più sicurezza la propria leadership.
Paolo Cannavò
Chi è Paolo Cannavò:
Presidente FECC Federazione Europea dei Manager delle Costruzioni, organizzazione appartenente alla CEC Conféderation Européenne des Cadres www.cec-managers.org . Esperto di sistemi “ambiente/ tecnologie/ investimenti”, progetti complessi, innovazione, creatività, con interventi didattici nell’ambito di Master di Secondo Livello o Dottorati di Ricerca in alcune Università Italiane. In precedenza: Amministratore di Società miste del Gruppo ENI e Docente presso l’Università di Roma LA SAPIENZA. Ha collaborato o collabora come Membro degli Organi direttivi o di specifiche Commissioni con diverse Associazioni, come ad esempio: CIDA; FEDERMANAGER; FINCO; ISTITUTO ITALO AFRICANO; ITALIA NOSTRA; ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA, WWF ITALIA. Ha pubblicato numerosi studi e articoli.
No Comments