IMPORTANTI RISULTATI E CAUTO OTTIMISMO DALLA CONFERENZA EUROPEA DI OSLO.  

 

 

 

In passato il termine foresta, derivando dal forestis o foresta cioè esterno alla civiltà basata sull’urbe, quindi fuori dalle mura delle città, assumeva un significato che considerava gli uomini che vivevano fuori dall’urbe ricettacolo di fuorilegge, sciamani e culti celtici temuti dai coloni romani.

 

Solo successivamente, nel medio evo il termine “forests” si riferiva alle foreste reali, poiché erano riserve di caccia esclusive del monarca inglese e vietate al resto dei sudditi. Queste foreste reali sono praticamente le uniche rimaste intatte dopo l’occupazione delle terre demaniali da parte dei grandi allevatori inglesi.

 

In questo senso il termine inglese, “forests” è divenuto sinonimo di grandi boschi incolti, ed è quindi stato accolto anche dall’italiano, con forte accentuazione verso i grandi boschi quelli tropicali (Amazzonia, Africa, Indonesia) ma usato anche le foreste boreali o temperate (la Foresta Nera, la Taigà siberiana, le foreste boreali canadesi, e via di seguito.

 

La Foresta si crea dove il clima non è ne troppo freddo ne troppo arido, ma in particolare dove gli alberi, nell’insieme coprono con continuità il terreno. All’interno di queste condizioni climi diversi danno origine a differenti foreste. La copertura vegetale prende la forma di foresta quando i fattori climatici, il suolo e l’azione dell’uomo creano le condizioni ideali in cui le specie vegetali dominanti sono alberi.

Il 25 % delle foreste mondiali si trova in Europa.

In Europa, la massima concentrazione di foreste si trova in Fennoscandia (penisola Scandinava e Finlandia), dove la foresta copre il 65% del territorio, seguita da Russia europea e Siberia con il 43%. La concentrazione si mantiene molto alta anche nei paesi a clima tropicale e monsonico: Giappone (52%), Indonesia e Birmania (55%), Repubblica Democratica del Congo e Camerun (44%).

Per quanto riguarda le nostre regioni più forestate, in Italia abbiamo il Trentino-Alto Adige, la Liguria e la Calabria.

Per discutere di questi importanti tematiche si è svolta  dal 14 al 16 giugno a Oslo la sesta Conferenza ministeriale di Forest Europe.

L’incontro di Oslo di metà giugno, ha segnato  passi decisivi per  la tutela di una vasta area del territorio europeo, che riguarda 42 per cento del territorio del nostro continente, e contemporaneamente dare continuità a quanto deciso e realizzato dalle precedenti conferenze, iniziate nel 1990.

Nella terza conferenza, svoltasi a Lisbona nel 1998, il tema era centrato sugli aspetti socioeconomici delle foreste e delle attività a esse legate, e si adottarono criteri che individuavano gli indicatori per una gestione sostenibile; la quarta, a Vienna nel 2003, si era occupata  della gestione sostenibile in un  contesto dello sviluppo sostenibile più ampio; Invece nel 2007 a  Varsavia si era preso in considerazione la produzione di legno ed energia, e i collegamenti esistenti tra foreste e risorse idriche.

La tutela del verde quindi non riguarda solo i gruppi sensibili alla tutela dell’ambente ma l’ economia dell’ Europa e mondiale nel suo complesso.

La valorizzazione dei boschi ha molteplici funzioni, non solo stabilizza la terra e regola i deflussi di acqua dolce, ma complessivamente, ma ha ripercussioni importanti anche dal punto di vista economico se pensiamo che le operazioni che riguardano il patrimonio boschivo danno lavoro a circa due milioni di persone, impegnate in silvicoltura e attività affini (l’Unione Europea è il secondo produttore al mondo di tondelli industriali dopo gli Stati Uniti, e produce l’80 per cento del sughero mondiale).

Aprendo i lavori, il ministro norvegese Lars Peder Brekk ha fatto gli onori di casa sostenendo di essere cautamente ottimista riguardo il raggiungimento degli obiettivi: «Ottenere un accordo sulla tutela delle foreste che sia giuridicamente vincolante sarebbe un enorme successo, e potrebbe anche essere preso a modello da altre parti del mondo».

 

Non sempre percepiamo realmente le nostre risorse, e più in generale quelle di tutto il Pianeta. Guardando infatti l’ecosistema delle foreste ricordiamo che questo patrimonio è fondamentale per tutti gli abitanti delle Terra. Non solo, noi europei, abbiamo enormi responsabilità in quanto l’Europa è la regione mondiale più ricca di foreste, e rappresenta il 25% delle risorse forestali mondiali.

Il Forest Europe sostiene che, il vecchio continente vanta un enorme potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Inoltre i  boschi, con il loro enorme patrimonio boschivo, assicurano materiali ed energie rinnovabili come il legno e le biomasse, in questo senso sono determinanti per avviare una nuova green economy.

E’ necessario quindi gestire in modo sostenibile il patrimonio boschivo, per renderlo possibile alla conservazione ed alla biodiversità. Infatti le condizioni atmosferiche estreme, e molte volte i grandi devastanti incendi, sono elementi da combattere, che mettono in pericolo la nostra stessa sopravvivenza.

La conferenza ministeriale europea sulla protezione forestale di Oslo, ha visto la partecipazione di delegati da 46 paesi internazionali, con al centro della discussione l’Europa Unita con le possibili strategie per preservare i boschi e salvaguardare il loro valore aggiunto da un punto di vista sociale, ambientale ed economico.

 

La finalità che i rappresentanti dei governi si sono posti, è quella di raggiungere da un lato, l’istituzione di un comitato negoziale intergovernativo, che abbia il mandato di elaborare un accordo giuridicamente vincolante sulle foreste in Europa; da un altro preparare degli atti aventi la finalità di rinnovare visione, missione, obiettivi e traguardi della stessa Forest Europe, e permettere l’attuazione d’iniziative nazionali ed europee su base volontaria.  

I cambiamenti climatici, però inducono le responsabilità dei governi ad essere tempestivi, poiché sono a rischio le specie maggiormente minacciate primi fra tutti  il faggio e gli abeti, vittime di una deforestazione sregolata ed aggredita anche da “funghi patogeni”. Queste importanti specie, aggredite dallo Stereum sanguinolentum, una malattia che colpisce le conifere, smetteranno di crescere nelle zone di pianura e collinose, se non vi si porrà rimedio. 

In sintesi la conferenza ministeriale “FOREST EUROPE 2011”, tenutasi  in Norvegia, ha adottato un mandato per negoziare un accordo legalmente vincolante sulle foreste in Europa, ed i ministri hanno inoltre definito una importante decisione che delinea una visione comune con quelli che sono gli  obiettivi per il 2020.

Si prevede che i negoziati per la definizione dell’accordo si aprano nel corso di quest’anno e si terminino entro la metà del 2013.

Gli obiettivi per il 2020 adottati nella decisione ministeriale comprendono lo sviluppo di programmi forestali nazionali e di strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici in tutti i paesi, il dimezzamento del tasso di perdita della biodiversità forestale, l’adozione di misure efficaci per eliminare il disboscamento illegale.

Giorgio De Santis

 

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