INTERVISTA AD ANNA DANZI NUOVO VICEDIRETTORE DI FINCO.
Gentile dott.ssa Danzi in qualità di ViceDirettore ci può raccontare qual è stato il suo percorso in Finco?
Sono entrata in Finco nel 2001 come collaboratore del Consigliere Delegato, l’ing.Piermattei. In quel momento ancora non avevamo un Direttore Generale ed essendo una piccola Federazione mi occupavo di molte cose. Nel 2006 con l’entrata del Dott. Artale in veste di Direttore Generale ho continuato a svolgere le mansioni precedenti oltre a cominciare a seguire tutte le questioni e le normative tecniche sia a livello nazionale che Europeo di cui si occupava l’Ing. Piermattei.
Il panorama oggi è decisamente cambiato. Abbiamo ampliato il campo di azione della Federazione, abbiamo una struttura più articolata, arricchita da collaboratori interni ed esterni e affrontiamo tutta una serie complessa di nuove problematiche.
Mi piace ricordare il nostro primo organo di informazione, Finconews. Facevo da redattore, ideatore, curavo la veste grafica e con gli anni il periodico è arrivato ad un cospicuo numero di pagine, circa 80. E’ stato un bell’impegno.
Oggi tutto è stato trasferito su web, anche se, in questo modo, a mio avviso, si perde l’unitarietà della comunicazione.
Il sito ha però il vantaggio di contenere notizie che sono anche di più ampio respiro, oltre a quelle direttamente riguardanti Finco, quali la congiuntura economica flash di Confindustria, prima non inserita. Inoltre, con l’allargamento della Federazione, gli interessi si sono moltiplicati con sfumature diverse in campi sicuramente complementari, ma con delle peculiarità precise rendendo il lavoro di oggi più ampio e complesso.
Come si delinea ad oggi la struttura della Federazione e quale può definirsi la sua mission rappresentativa?
La struttura è rimasta molto agile, non abbiamo un organico macchinoso, tutt’altro. Si punta molto di più sulla presenza di collaboratori e sulla compartecipazione delle Associazioni perchè molte aree essendo estremamente tecniche necessitano di presenze specifiche (vedi commissioni e gruppi di lavoro). Ovviamente il compito della Federazione è quello di fare da “ombrello” di riferimento e di rappresentare degli interessi generali, ma nel momento in cui si partecipa a delle commissioni tecniche la particolarità può essere rappresentata solo da esperti tecnici.
Nessun tecnico sarebbe in grado si seguire trasversalmente i vari settori che noi trattiamo, per cui la collaborazione tra le Associazioni è fondamentale così come importante è il feedback della loro partecipazione ai diversi gruppi. Quando noi designiamo degli esperti nei gruppi di lavoro loro sono chiamati a tutelare non solo il proprio interesse ma anche l’interesse generale di tutte le federate. Ciò che cerchiamo di far passare è l’idea che loro siano l’occhio vigile della Federazione in modo tale che tutti gli interessati vengano informati e possano dare dei contributi.
La nostra struttura di lavoro è molto basata su questa idea di rete.
Il nostro è comunque un lavoro in progress perché la “sensibilità federativa” va formata: la mission di Finco è creare ottime sinergie e contestualmente generare quella massa critica che consenta a tutti i settori che rappresentiamo, che sono normalmente molto piccoli, di essere presi in considerazione.
Quali sono stati i progetti che in questi anni sono stati maggiormente seguiti dalla vostra realtà federativa?
Abbiamo seguito tante tematiche in questi anni.
Prima di tutto il progetto “Abbattere per Ricostruire” , ovvero la riqualificazione dei centri urbani fondamentale sia per la sostenibilità del vivere in città che per uno sviluppo coerente e razionale dei contesti urbani.
Su questo filone c’è ancora molto da fare, visto che i timidi passi avviati dal Governo in questo settore con il c.d. Piano Casa hanno raggiunto i “non risultati” che tutti conoscono.
Un altro argomento di interesse è la marcatura CE dei prodotti da costruzione. Potrebbe sembrare banale perchè se c’è una normativa europea che prevede la marcatura dei prodotti non ci dovrebbe essere alcun problema.
Di fatto però questa normativa (che finora era una Direttiva) doveva essere recepita dagli Stati Membri e l’Italia ha attribuito a tre Ministeri questa competenza, con tutti i ritardi che si possono immaginare. C’è stato poi un impegno costante da parte nostra a Bruxelles nel seguire, anche attraverso la nostra Federazione Europea (CEPMC) l’implementazione della Direttiva sui Prodotti da Costruzione. Adesso questa Direttiva sarà sostituita da un Regolamento più stringente per i produttori di tutte le nazioni, ed avrà un’applicazione diretta sui territori nazionali: stiamo seguendo questi lavori per la modifica cercando di portare la voce dei produttori italiani e dell’ interesse nazionale. L’idea del “produttore italiano” può sembrare anacronistica anche perchè questi stessi sono rappresentati anche da Federazioni di settore a livello europeo; di fatto gli interessi “europei” non necessariamente coincidono con gli interessi di quello stesso settore a livello nazionale. A livello europeo c’è una grande presenza di aziende multinazionali, a livello nazionale invece, in quello stesso settore, ci sono tanti piccoli produttori; la normativa nazionale ha delle limitazioni e delle indicazioni che non ci sono a livello comunitario, e inoltre, a livello europeo, chi partecipa ai diversi gruppi di lavoro è sempre la multinazionale o il paese “nordico” di turno e questo ovviamente determina un sistema di regole che viene orientato in un certo modo che non è detto che sia di aiuto alla produzione nazionale. Quindi è importante che anche la Federazione nazionale, pur nell’ottica di un mercato comune armonizzato, dica la sua.
Altro tema centrale è la normativa sugli appalti. Moltissimi dei nostri settori partecipano direttamente alle gare, oppure indirettamente in qualità di subappaltatori e fornitori con o senza posa in opera.
Le regole vigenti sono complicate e soprattutto molto sbilanciate a tutela del contraente generale e non del piccolo imprenditore, costretto a fare da subappaltatore anche se appartenente a quelle categorie c.d. superspecialistiche che sono in massima parte rappresentate da Finco. Se in un appalto non si crea equilibrio tra le parti, necessariamente la qualità dei lavori precipita portando distorsioni tali per cui chi acquisisce un lavoro che non è in grado di fare se non sulla carta, è costretto a ricorrere al subappalto “selvaggio” e ad una serie di meccanismi che, pur essendo legali, di fatto, nel complesso, non fanno una buona opera, costano allo Stato ed al cittadino, non vengono fatti in sicurezza e frustano tutta quella imprenditoria che, viceversa, proprio perchè sa fare una cosa e sa farla bene vorrebbe gli venisse riconosciuto un minimo di dignità professionale.
Tra le varie tipologie di imprese le c.d. “superspecialistiche” sono quelle più sensibili alla questione delle regole perchè investono molto in un processo spesse volte industrializzato, sicuramente in personale qualificato ed in attrezzature sofisticate e ritrovarsi alla mercé di un subappalto al massimo ribasso non è certo edificante Quindi è fondamentale per noi lavorare sulle regole affinchè ogni imprenditore abbia la propria dignità economica e professionale
Forte è la nostra attenzione anche sul versante del risparmio e dell’efficienza energetica. Per questa ragione abbiamo partecipato all’Eco Building Club, un progetto europeo che ha visto coinvolti 7 Paesi esteri e che aveva come obiettivo quello di individuare prodotti e tecnologie efficienti nonché di aprire partnership con la Cina, che in questo momento è il principale interlocutore economico dell’Europa.
Da ultimo, vorrei accennare al nostro Progetto di Filiera. Finco ha deciso di darsi una struttura per Filiere proprio per rispondere in maniera più efficiente e flessibile ai bisogni degli Associati. Fondamentale a questo proposito è il lavoro iniziato dalla Filiera Strade che si occupa principalmente di sicurezza stradale ovvero di tutto ciò che ruota attorno alla costruzione, alla manutenzione e della messa in sicurezza della rete viaria: segnaletica, barriere, pavimentazioni ecc.
Si è creata successivamente una Filiera macchine e attrezzature da cantiere, che si sta progressivamente organizzando pur all’interno di un mondo complesso come quello delle macchine.
Nelle tematiche di vostro interesse se possibile ove vorreste incidere normativamente, in quali campi l’attenzione del legislatore appare carente?
In primis sicuramente sulla materia degli appalti, perchè forte è il bisogno di stabilire delle regole vere che da una parte possano dare respiro ai settori specialistico e superspecialistico, dall’altro garantirne il pieno riconoscimento. Il mondo degli appalti è fortemente dominato dalla cultura dell’impresa generale secondo la quale i bisogni dell’ appaltatore principale sono i bisogni del settore. Non è così, sono solo una parte del complesso panorama, conseguentemente l’attenzione va rivolta anche altrove.
Noi rappresentiamo continuamente questa istanza presso i nostri Interlocutori Istituzionali ma auspicheremmo che l’incidenza sia decisamente maggiore.
Un altro tema su cui risulta fondamentale intervenire è il versante del risparmio energetico. In questo momento è in vigore una normativa che prevede lo sgravio fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica in scadenza alla fine del 2010. Pare ci siano molte difficoltà per rinnovarla a causa delle ristrettezze economiche anche se tutto il mondo politico, ivi incluso il Ministero dello Sviluppo Economico, è pienamente consapevole che è stata una misura che ha portato dei vantaggi enormi anche alle casse dello Stato nonché all’economia in generale.
Purtroppo, o per fortuna, è una misura che non ha, al momento, un tetto massimo ma è legata al numero degli interventi effettuati, cosa che, ovviamente, genera ansia ed un atteggiamento contrario da parte del Ministero dell’Economia.
Tuttavia, è dimostrato che il minor gettito di Irpef , di fatto, viene ripagato dai versamenti contributivi, dalle maggiori entrate IVA, nonché dalla rivalutazione degli immobili. La misura dunque si ripaga totalmente da sé.
Fondamentale sarebbe quindi incidere su tale materia, ma fondamentale risulta altresì ampliare la misura perché ci sono tanti settori che potrebbero dare un contributo importante al risparmio energetico ma che non sono presi in considerazione in questo momento. Poter rendere strutturale e rivedere questo sistema di incentivazione è sicuramente un ottimo obiettivo per cui lavorare.
Sul fronte della sicurezza stradale, infine, si è recentemente chiuso un iter legislativo durato più di un anno che, pur avendo portato dei grossi risultati, non è riuscito a dare risposta all’incognita di sempre, ovvero all’applicazione reale della normativa. Finora il Codice della Strada prevedeva che i proventi contravvenzionali dovessero essere dedicati alla manutenzione della strada, di fatto non è mai stato così.
Adesso la destinazione di questi cespiti è più evidente però non mi risulta ci siano sanzioni per gli enti inadempienti. C’è un caloroso invito, che però non risolve il problema. E’ chiaro che la Federazione cerca di muoversi attraverso la Filiera Strade per sensibilizzare tutti gli interlocutori e creare una rete che poi si muova da sé. Certo, sarebbe utile poter intervenire con dei provvedimenti imperativi sulla gestione delle strade, in mancanza, non possiamo che lavorare sulla formazione della sensibilità e della cultura della sicurezza a tutti i livelli: dall’ istituzione ministero, al concessionario pubblico, all’operatore locale.
Nata nel 1994, FINCO (Federazione Industrie, Prodotti, Impianti e Servizi per le Costruzioni) è la Federazione Nazionale di settore di Confindustria che rappresenta le industrie dei comparti produttivi di beni, servizi e manutenzioni per le costruzioni edili e stradali. FINCO è una giovane ma forte realtà industriale che aggrega attualmente 30 Associazioni Nazionali di Categoria, in rappresentanza di un comparto di circa 20.000 imprese e di 550.000 addetti, per un fatturato aggregato pari a 50 Miliardi di Euro.
Simonetta Alfaro
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