L’anima e le forme all’Accademia di Romania in Roma
Al via il prossimo 8 marzo all’Accademia di Romania di Roma (Viale delle Belle Arti, 110) la collettiva d’arte “L’anima e le forme”. L’esposizione si compone dei lavori di una ventina di artisti differenti per generazioni e scelte espressive, che attraverso una propria autonomia di voci si soffermano sulle diverse sfaccettature dell’arte contemporanea. Di ognuno sono state selezionate più opere che meglio esemplificano la loro ricerca.
La stagione dell’informale rivive nelle opere di Cecilia Bossi, realizzate in polistirene bruciato su cui scorrono colature di colore; quella dell’astrattismo materico nei lavori di Marco Diaco caratterizzati da una spazialità luminosa impastata di variazioni cromatiche. Stefano Sorrentino riflette sulle potenzialità della pittura stessa e Pino Spagnuolo approfondisce la struttura dinamica del segno con squilli di colore.
La forza vulcanica del colore segna anche i dipinti di Anna Salvati e di Antonella Pernarella che dipinge grandi campiture geometriche con larghe pennellate di colore. Sfilano poi le opere su carta di Cristina Messora lavorate con deliziosi collages e forme sovrapposte.
A seguire i dipinti di Nuccia Amato Mocchi scelti tra le pagine più vive del suo percorso, i paesaggi cosmici di Felixandro che segnano il punto più alto della sua maturità e i disegni di Giovanna Gallo che ben riassumono il suo mondo onirico e fiabesco.
A coinvolgere ulteriormente lo spettatore due grandi tele di Egidio Scardamaglia che filma con grande naturalezza il reale e le limpide nature morte di Paul De Haan, altro pittore fedele alla realtà.
Da controcanto i dipinti di Selly Avallone amorosamente descritti con felice gusto impressionistico, le tele di Claudia Mandi infiniti interrogativi di risposte incrociate e di Leontina Rotaru che si interroga su un mondo interiore interpretato con totale libertà compositiva.
Di impaginazione classica le opere di Maria Ceccarelli, in arte Mac, dipinte con forte impostazione scenografica e di Rosita Sfischio che ritrae con grande maestria tecnica il “compiuto senso del bello”. A fermare lo sguardo una scelta di disegni e incisioni di Vincenza Costantini in linea con le diverse sfaccettature “della nuova figurazione”.
Una scelta di sculture scandiscono l’allestimento: di Riccardo Paolucci tre terrecotte dipinte, di valenza ironica, ispirate alle nuove mitologie del quotidiano; di Beatrice Palazzetti l’astrazione plastica delle forme di straordinaria modulazione e lievità; di Fabio Santori legni di riciclo assemblate e ricomposte in forme armoniche. Accanto le sculture in ceramica Raku di Maria Felice Petyx, una voce diversa, che parla sempre della contemporaneità. Infine un faccia a faccia tra Livia Romano Proietti e Corina Proietti: in Livia la strutturazione plastica della figura catturata in una vaga sensualità, in Corina il tema dell’antico spogliato da ogni carattere celebrativo.
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