“Residence” E’ il titolo della commedia, in due atti, scritta ed interpretata da Paolo Cociani, in scena al Teatro in Portico di Roma, fino al 21 Aprile.
Si apre il sipario. Buio. Musica in sottofondo. Luce…un gruppetto di persone in un vagone di un convoglio non ben precisato per una destinazione che lo è ancor meno. Lo spettatore, che ormai conosce fin troppo bene i “viaggi” introspettivi dell’anima, rappresentati da Paolo Cociani, può immaginare un po’ a suo piacere, di che tipo di “vacanza” si tratti. A noi, nello specifico, ha rimandato ad una filmografia del passato, in cui i viaggi in treno, in taluni casi, erano la metafora di un passaggio delle anime verso l’ aldilà, oppure, come nel film, tratto dal lavoro del grande Edoardo, “Questi fantasmi”, in cui un certo Pasquale Lojacono, egregiamente interpretato da Vittorio Gassman e sua moglie, Sofia Loren, trovano una casa che, si dice, sia popolata da fantasmi. Tornando a noi, qui, abbiamo un Residence, abitato da personaggi molto variegati, anche strambi, per certi versi. Il viaggio li ha condotti in questo luogo amèno, una beauty- farm dell’anima. I protagonisti si conoscono fin troppo bene, con tutte le loro pecche, gli istinti, le necessità, i vizi… L’ultimo arrivato, Vittorio (Cociani) , per caso e per curiosità, assisterà, più da spettatore novizio a questa “matassa” di sentimenti distinti che contraddistingue i personaggi. Maestro del villaggio, Scarciofalo, che consiglia, orienta tutto e tutti, al fine di raggiungere un’ideale che non esiste. Proibito cibarsi di carne o bere alcol, fumare….
Tutti, armati dalle migliori intenzioni, troveranno, tuttavia, il modo per sfuggire a questi comandamenti. Sarà la deriva delle anime, la confusione dialettica, la perdita di sani valori. Quasi a voler simboleggiare la società odierna, intenta ad inseguire valori fatui, chimere. Tutto….prende più forza attraverso un violento terremoto che provocherà il crollo del residence, l’azzeramento di tutto, il decadere di nobili valori al fine di resettare la propria vita. Solo Vittorio, il viaggiatore “per caso” si salverà dalla rovina, perchè rivolgerà il suo spirito alla purezza come scialuppa di salvataggio, rappresentata da una bambina, innocenza allo stato puro.
E’ una commedia davvero singolare che raccoglie in se un lato comico ma anche uno più tragico, in un perfetto connubio tra loro. Quasi una rappresentazione amara che, al tempo stesso, presenta numerose scene che strappano più di una risata. Rimando al noto “relativismo pirandelliano”, l’illusione, il desiderio che gli uomini hanno di credere in qualcosa o qualcuno di irraggiungibile ma che rende felici o, perlomeno, sereni. Tutto lo spettacolo è un simbolo o metafora dell’uomo che vuole pensare ad un’avvenire diverso, un mondo migliore, ma che verrà ingoiato dai flutti della vita. E chissà che, dall’esperienza negativa non possano rinascere a nuova vita e ritrovare una “casa” in se stessi!
Lo spettacolo contiene, all’inizio ed alla fine, due parentesi di Euritmia, ben rappresentate da Mariavenere Guerrieri, Paola Sarto, Carla Russo…forma d’arte del movimento, creata da Rudolf Steiner e la moglie Marie von Sivers. Arte del movimento che non va confusa nè con la danza nè con la ginnastica. Praticata da solisti od in gruppi come parte di rappresentazioni teatrali, il cui scopo è rendere visibili le leggi della parola o della musica. Ha anche un’importante applicazione nel campo terapeutico come base della medicina antroposofica.
con Alice Laura Pirolli, Letizia Mazzuccheli, Paolo Trevisan, Massimo Danza, Angelo Filippo Jannoni Sebastianini, Gianluca Ferrari, Claudio Scaringia, Fabiola Gnessi e Paolo Cociani
Loredana Filoni
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