QUANDO SI FACEVA LA COSTITUZIONE……..
Venerdì 24 giugno alle ore 18.00 presso l’ex convento di San Michele, a Montecelio, la vita e i giorni della storia si sono affacciati nuovamente alla ribalta del presente così come i luoghi.
Ma vita, giorni e luoghi si fissano nella memoria degli uomini e quindi non c’è storia laddove non ci sono uomini e donne che agiscono.
E proprio Montecelio è stato il luogo, non casuale, della presentazione di un lavoro di ricostruzione mnemonica e storica, di un bellissimo libro ricco di umanità: “Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della Comunità del Porcellino” di Telemaco Portoghesi Tuzi e di Grazia Tuzi.
Ha moderato la presentazione il dott. Antonio Capitano, con accurata competenza aggiungerei perché ha approfondito il discorso intorno al Diritto Costituzionale e ha avuto modo di leggere con la giusta sensibilità il libro dei Tuzi, padre e figlia, per rendere, con attenta sintesi, la vita e i giorni di una comunità tanto singolare come quella del Porcellino che ha trovato dimora al numero civico 14 di Via della Chiesa Nuova a Roma.
Sono intervenuti gli autori Telemaco Portoghesi Tuzi e Grazia Tuzi; Salvatore Senese, già Presidente dell’ Associazione memorie storiche della Repubblica ; il Sindaco di Guidonia Montecelio arch. Eligio Rubeis e l’Assessore alla Pubblica Istruzione e alla Cultura Dott. Andrea Di Palma.
Antonio Capitano ha aperto con eleganza la porta di questa casa dove, durante il dopoguerra, personalità di spicco della politica italiana di quegli anni vivevano e tessevano l’impianto della nostra Costituzione.
E’ proprio il senso di umanità di questa storia, la dedizione, la sobrietà e l’impegno politico autentico e schietto, di quegli anni, che rendono universalmente validi i principi alla base della Legge fondamentale di uno Stato ed in particolare dello Stato italiano.
Il moderatore fa emergere proprio il senso di umanità di questa narrazione in cui personaggi come: Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Laura Bianchini, Amintore Fanfani, e molti altri, nomi illustri, facenti parte dell’Assemblea costituente, tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni cinquanta del Novecento, frequentarono appunto la casa al civico 14 di via della Chiesa Nuova.
Sono personaggi di grande tempra e, senza enfasi, nella loro spiccata umana serietà e nel loro forte ed appassionato impegno politico, di uomini e donne di enorme coscienza e responsabilità civile che hanno segnato con la loro attenta dedizione la storia della nostra Repubblica.
Ma come la storia, magistralmente, insegna la memoria dei grandi uomini è intrecciata alla memoria di altri, non meno grandi, non meno importanti, che hanno per così dire favorito il destino e le sorti d’Italia con generosità e alto senso civico. E così la storia di questi Illuminati orditori si intessono alla generosa trama delle sorelle Portoghesi proprietarie della casa che ha ospitato uomini, donne e idee portanti della nostra Costituzione.
Il prof. Senese narra le vicende di questo grande avvenimento storico che è il lavoro dell’Assemblea Costituente, una Commissione che stila un documento di altissimo valore, e ricorda, con le parole di Meuccio Ruini, essere “ la Costituzione di tutti gli Italiani” non di questa o quella parte, una Costituzione pensata e redatta articolo per articolo da uomini e donne in carne ed ossa, dalla loro tenace ed illuminata intuizione che tracciano, attraverso una eccezionale concordia discursus, la via di una autentica democrazia, con grande risultato di convergenza tra quattro fondamentali correnti politiche che sono state il Liberalismo, il Populismo, il Riformismo ed il Marxismo.
Il prof. Senese appella questa avvenuta capacità di convergenza ideativa riguardo ai principi costituzionali “miracolo della storia” intendendo il termine “miracolo” nell’accezione di avvenimento straordinario della tensione costituente…eppure del miracoloso in senso stretto questa storia e questi personaggi ne hanno pieno titolo se pensiamo alle figure di Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira che Santi lo sono davvero.
La nostra Costituzione, la Costituzione di tutti gli Italiani approvata con 453 voti a favore e solo 62 contro, come ricorda il Prof. Senese, è stata, in parte, elaborata a casa delle sorelle Portoghesi che hanno offerto la loro dimora e prestato la loro generosità al servizio dello Stato. La Comunità del Porcellino ha dunque mirabilmente riunito valori costituzionali, passione politica, sentimento d’affetto e coerenza tra i membri di una comunità che, agendo in piccolo come una famiglia allargata, nella casa al civico 14, ha reso un grande servizio alla più estesa Comunità, quella del popolo italiano, quella di tutti gli Italiani che ritrovano in Essa senso di appartenenza, identità, coerenza, riconoscimento e rispetto nelle Istituzioni. Valori che hanno perso quell’afflato, quello spessore illuminante che serve da connettore potentissimo alle diverse realtà di un Paese e che dà coerenza ai costrutti politici e alla vita governativa di uno Stato sia al suo interno sia all’esterno nei rapporti con altre realtà internazionali.
Valori e passione politica che si sono persi e che si ritrovano nella narrazione intimistica di questi vissuti all’interno della casa in via della Chiesa Nuova e delle memorie storiche dei Tuzi nel libro “Quando si faceva la Costituzione”.
Antonio Capitano, ancora, apre uno spaccato e riporta l’aneddoto di uno “scontro” dialettico tra Amintore Fanfani, all’epoca Ministro del Lavoro, e Giorgio La Pira che a Firenze scese a fianco degli operai licenziati ad occupare la fabbrica e scrive un appello accorato e duro a Fanfani facendogli sapere che la decisione della chiusura era “irresponsabile, illegittima, e ingiustificata” e aggiungendo l’interrogativo: “…quando capiranno questi proprietari che la vita dei lavoratori non è nelle loro mani?” e di come l’intervento di Dossetti per dissuadere lo sgombero della fabbrica sia stato ritenuto dallo stesso un “volere di Dio”.
E’ in questi spaccati che traluce la storia, in queste tensioni che si ripercorre il sentiero della memoria e si comprende il senso delle parole, dei concetti perché parole e concetti della Costituzione sono intrisi di significato e di significati.
E così si sono generati gli articoli della nostra Costituzione si pensi all’art. 1, all’art. 2, all’art. 11 e all’art. 21 che demandano ad una profonda e viva riflessione sulle parole, un profondo e vivo senso delle idee e dei concetti che spingono, a loro volta, a perseguire la giustizia nella libertà, a riconoscere il lavoro come espressione viva della personalità umana e il fondamento della nostra unità democratica, unità che è fonte di una identità fondata sul rispetto dell’altro e della sua libertà.
Concetti altissimi che si sono formati anche nella quotidianità domestica, nella realtà intimistica di una famiglia italiana, la famiglia Portoghesi legata a Roma, all’Italia, al piccolo centro di Montecelio. Una famiglia che ha dato “alloggio” alla Storia ospitandola in molte serate conviviali, avendo oggi l’onore di una narrazione che, come afferma l’autrice Grazia Tuzi, non deve e non vuole suscitare solo il sentimento nostalgico verso certi valori, ma risvegliare la passione politica, il senso della solidarietà, la coerenza verso i principi etici e morali della Legge fondamentale dello Stato.
Antonio Capitano conclude la presentazione scegliendo un passo della narrazione che rende davvero il senso di questi vissuti: “Tutto questo è passato, come un vento, attraverso le stanze di via della Chiesa Nuova 14; e non credo che quel vento soffiasse come voleva perché le finestre non erano chiuse”.
Marianna Scibetta
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