Incontriamo la signora del cinema italiano, in occasione della presentazione della sua biografia “Tutto a posto e niente in ordine”
Lina Wertmuller non ha certo bisogno di presentazioni…E’ la regina del cinema italiano…è il cinema stesso! Donna poliedrica, ci è apparsa una persona positiva, solare e birichina ( sin dalla nascita, come tiene, costantemente, a ribadire lei stessa) , ha avuto una vita piena di cinema, di televisione, teatro, amici. Amante e curiosa di tutto ciò che è l’essenza della vita! E’ una forza della natura, un’avventuriera della poesia, una donna di multiforme ingegno, in continuo mutamento. Regista spregiudicata di film unici nel loro genere, ha diretto anche piece teatrali e commedie musicali, opere liriche e televisive come il “Diario di Gianburrasca” con Rita Pavone e la prima edizione di Canzonissima. Compositrice di canzoni cantate da lei stessa, attrice, scrittrice. Lina è un’icona! Con i suoi inconfondibili occhialetti ed il suo sorriso bianco bidet (come afferma, scherzosamente).
Abbiamo incontrato la Wertmuller in occasione dell’uscita del suo libro “Tutto a posto e niente in ordine”, biografia a tratti anche ironica, di una donna che ha dato tutto alla cultura italiana. E’ un libro che non si può riassumere deve essere letto…Il racconto parte dal giorno della sua nascita…
- ” Sono nata a Roma”- esordisce la regista – “in una villetta rosa, dietro Piazza Cola di Rienzo, a circa trecento metri dalla casa dove vivo tuttora. A differenza di mio fratello Enrico, biondo con gli occhi azzurri, io ero una brunetta con gli occhi neri, e con quell’eccesso di vitalità, che, a quanto mi riferiscono testimoni attendibili, spinse subito mia nonna paterna a dire di me “questa è speciale”…nel senso, che ero una rompiscatole fin da piccolissima. Non stavo ferma un momento, scalciavo, piangevo, strillavo e, soprattutto la notte, non dormivo, un’aspetto, questo, che si è trasformato in una consuetudine per tutta la vita! Tenendo conto che io, per quasi tutti i miei ormai parecchi anni, ho dormito in media tre o al massimo quattro ore per notte, posso ritenere di aver vissuto quasi il doppio!
“Lei dice di essere stata una rompiscatole fin da piccola…”
“Verissimo e lo sono ancora! Basti pensare che, senza precisare il numero, sono stata cacciata da un sacco di istituti! Le ragioni erano molteplici, ma non mi sembra il caso di star lì ad elencare tutte le mie varie mascalzonate che hanno illuminato quel noioso periodo. Basti dire che ero un’alunna pestifera!”
“Anche l’incontro con suo marito lo dimostra…”
“Sì…tutto è avvenuto per caso…Dovevo andare a cena da un carissimo amico, l’antiquario Claudio Cremonesi. Giunta a casa, si aspettava questo Enrico Job, che era in ritardo. Ad un certo punto, io, seccata per la lunga attesa, convinsi tutti gli altri ospiti a cambiare programma ed a cenare al ristorante. Uscendo dall’ascensore , davanti al cancelletto eccoti Enrico. “Era lei che aspettavamo da un’ora? Lo sa che è uno stronzo?” Lui rise e si presentò: “chiedo scusa, sono Enrico Job”.
Così sono io!”
“Lui è stato una presenza costante nei suoi film…”
“Importantissimo! Fondamentale! Era un grande scenografo ed un grande intellettuale! Infatti ne sento moltissimo la mancanza! Era la mia vita!”
“A differenza sua, lui, però, non amava la mondanità.”
“No per niente. In questo senso era un “forastico”.
“Come conobbe Fellini?”
“Non me lo ricordo. Probabilmente furono la mia amica Flora e Mastroianni. Eravamo compagne di classe e la nostra amicizia è rimasta per tutta la vita. Devo, in un certo senso, a lei, il mio esordio nel cinema! Essendo io, figlia di un’avvocato, nulla lasciava presagire il mio tipo di carriera.”
“…non avrebbe mai fatto l’avvocato?”
” Mai! Questo è sicuro!”
“Il periodo che ha vissuto lei è stato il migliore per la cultura italiana…”
“Sì, sono stata fortunata, perchè ho preso l’ultimo vagone di quel treno che è stato il nostro cinema. Ho conosciuto e lavorato con Fellini, quanto di meglio possa accadere! Era un mondo bellissimo pieno di intellettuali. C’era la moda dei caffè letterari, anche a Parigi, di cui, oggi, non sento più parlare.”
“Come definirebbe il genere dei suoi numerosissimi films?”
“I miei lavori non sono assolutamente catalogabili tra le commedie all’italiana. Sono più un cinema grottesco, un genere tutto mio, quasi surreale.”
“Nel suo lavoro è entrata anche la politica…”
“E’ inevitabile…quasi tutte le mie pellicole riflettono in maniera inequivocabile il mio impegno politico e sociale. I miei personaggi principali erano, quasi sempre, aderenti all’anarchismo, al comunismo (se uomini) ed al femminismo (se donne). Anche le trame e le azioni principali degli attori riflettevano i conflitti socio-economici, come la lotta di classe, presente nella storia italiana. Malgrado questo, il mio cinema è raramente didattico o didascalico ma riflette le mie sensibilità iconoclastiche.”
“Cosa salverebbe del cinema italiano?”
“Il cinema va salvato tutto, sempre. Anche quello che non ci piace, anche se è volgare, popolare. E’ come fosse una pagina bianca in cui ognuno può scrivere ciò che vuole.”
“…e difatti lei non ha smesso!”
“Quando trovo i soldi…sì! oggi è un grande problema questo!”
Loredana Filoni
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