Figli legittimi di madre natura
“Buon giorno”, disse il piccolo principe. “Buon giorno”, disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. “ Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe. “ E’ una grossa economia di tempo”, disse il mercante.
“ Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti alla settimana”. “ E che cosa se ne fa di questi cinquantatre minuti?” “Se ne fa quel che si vuole…” “ Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio, adagio verso una fontana… Il piccolo principe, Antoine De Saint- Exupéry
“Economia del tempo” il camminare adagio, adagio verso una fontana per risparmiare cinquantatre minuti di vita alla settimana, un bel programma esistenziale per accumulare un capitale inestimabile: il nostro benessere psicofisico.
Se ne è parlato a proposito di benessere alcalino, in un luogo che, di ameno non ha proprio nulla, e che forse, proprio per questo, aspira a tanto benessere e ad un cambiamento radicale dell’esistenza per una quotidianità sostenibile. A Villanova di Guidonia, nella Valle dell’Aniene, si è svolto recentemente un congresso sull’acqua ionizzata alcalina che non è solo una trovata per trasformare il ph dell’acqua che beviamo, ma è piuttosto un gene di volontà che preme sulle sovrastrutture tradizionali – sociali e cerca di dare una nuova connotazione al nostro modus vivendi.
“Siamo ciò che pensiamo. Siamo ciò che mangiamo. Siamo ciò che beviamo…”la sequenza può continuare, ma ci fermeremo qui per riflettere. Il nostro pensiero influisce sull’agire, sul sistema dei sistemi. La forma mentis è quella sovrastruttura che ci garantisce una parte nella società, parte che collima, per grandi linee, alla società entro la quale viviamo e agiamo. La nostra mente si conforma alle strutture sociali, alle tradizioni di famiglia, istruzione, nazionalità, appartenenza ed identità che abbiamo. E’ l’impronta del passato, delle abitudini che ci hanno trasmesso i nostri padri e che ci consente di far parte di un gruppo ed agire nel rispetto delle leggi e di tutte quelle normative senza le quali governerebbe il caos e non ci sarebbero legami tra gli esseri umani e tra questi e l’ambiente, aggiungerei.
Ma le strutture sociali si sono evolute da sistemi semplicissimi come quelli rurali a quelli complicati della realtà industriale e complessi della realtà post-industriale e post- moderna. Oggi più che mai “siamo ciò che pensiamo, ciò che mangiamo, ciò che beviamo…” ma lo siamo in maniera non libera, o meglio, in una maniera subdola che ci fa credere di essere liberi di scegliere il nostro modo di vivere e di essere. Esiste una forte manipolazione delle menti e della collettività ad opera dei Mass Media, della Pubblicità e dei grossi monopoli dell’economia e non solo, anche della scienza, della medicina soggetta a volontà molto forti che pongono veti e celano verità, impedendo la liberalizzazione delle scelte economiche, professionali e culturali. E’ una sorta di sasso nell’ingranaggio progresso che fa girare le ruote per un verso obbligato e non in un altro. Siamo costretti a nutrirci con alimenti che vengono prodotti con additivi e sostanze che accelerano i processi di maturazione e crescita per rispondere ad esigenze di mercato velocissime, le quali sostengono la filosofia del risparmio di tempo, ma solo per rispondere ad un mega business insostenibile per la natura, la natura in senso stretto e in senso lato: l’ambiente e l’uomo.
Quello che potrebbe cambiare con l’uso dell’acqua alcalina è solo un’inversione di tendenza verso un cambiamento dello stile di vita delle persone. Il benessere derivante dalla ionizzazione dell’acqua è solo l’idea della ricerca di una fonte diversa per far fronte all’esistenza, lo sparti acque tra la modernità e il ritorno alle origini.
Per star bene non è necessario solo bere acqua pura e con un indice di alcalinità che annienta l’acidità o per lo meno la separa per altri usi, ma è indispensabile cambiare abitudini, rallentare i tempi, ricercare i giusti nutrimenti, quegli alimenti e quella genuinità che i macro sistemi industriali hanno soppiantato a favore di OGM e altri aberranti sistemi di produzione che hanno dato una nuova propulsione all’agricoltura e all’industria alimentare, ma in una controversa immobilità data dal consumismo e dalla sfrenata utilizzazione dei concimi chimici e degli ormoni che sono la causa del diffondersi dei tumori e del cancro. C’è una predisposizione in ognuno di noi, in ogni nuovo essere umano che deriva da una trama di geni tumorali che si sviluppano e aspettano solo di agire a livello molecolare e cellulare. Li abbiamo nutriti e fatto crescere in noi …non sarà un asteroide ad annientarci, né un’era di surriscaldamento planetario ma sarà la nostra cattiva abitudine ad annientarci. Bisognerebbe riappropriarsi di quei preziosi “cinquantatre minuti” al giorno, alla settimana per riflettere sulla nostra esistenza e sui nostri modi di vivere così frenetici ed insalubri per comprendere il valore della vita. Basterebbe entrare in un ospedale e vedere schiere di bambini diabetici e malati di cancro per capire che l’umanità è divenuta una cattiva madre, un mostro che si auto- annienta. Bisogna fermare la giostra e scendere, investire sul suolo, sull’acqua, sull’aria. Si può sopravvivere alcuni giorni senza bere, pochi mesi senza nutrirsi, ma si muore in pochi minuti se non si respira l’aria. Si dovrebbe riflettere su questi “cinquantatre minuti” e scegliere di rallentare i ritmi per poter tirare un respiro di sollievo, guardarsi intorno e rimboccarsi le maniche magari prendendo in mano una vanga e cominciando a rigirare una terra che ci appartiene ed è lì pronta a ricevere un seme. In un seme c’è tutto. Bisognerebbe cominciare da un piccolo orto, da una piccola comunità, da un viaggio fuori porta…non ci vuole molto. Ci vuole il tempo di una volontà ferrea che ci permetterebbe di dare nuova forma alla nostra mente, al nostro pensiero. Bastano le nostri mani che per secoli hanno plasmato l’argilla sui greti dei fiumi. “L’uomo non si nutre di solo pane”, si diceva questo nei secoli della “gaia scienza” e della corsa al progresso, ma se si ritornasse a quella razione di pane quotidiano genuino e fragrante non sarebbe male, magari tornando alla madre natura e sentendosi ancora figli legittimi.
MARIANNA SCIBETTA
(con la collaborazione di Antonio Capitano)
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