La Cina segna una svolta nella gerarchia del mondo se pensiamo che l’attuale G8 rappresenta solo il 40% dell’economia mondiale. L’asse del mondo si è spostato cioè verso quella parte a sud dell’Italia che comprende paesi quali Il Messico, l’Australia, la Cina, l’India, l’Indonesia ecc. quindi una nuova governance economica che porta necessariamente alla titolarità di una nuova leadership.
L’Italia ha scoperto tardi la Cina. Nei secoli vi era l’Impero d’Occidente e l’Impero d’ Oriente l’uno era a conoscenza dell’altro ma nessuna realtà voleva travalicare l’altra. Economia, società, cultura e storia cinese sono un intreccio indistinguibile, e ognuno di questi elementi ha riflessi sugli altri. Non si capisce l’economia cinese senza conoscere la storia e la cultura di questo Paese. Cultura e storia in Cina sono catalizzatori anche quando non si distinguono questi elementi dallo sviluppo economico.
L’Italia è tornata tardi in Cina, ma ora questa diffidenza è diventata opportunità.
Il 2010 sara’ l’anno della Cina in Italia”, ovvero l’anno in cui i due Paesi, grazie alle numerose iniziative e progetti, rafforzeranno le proprie relazioni economiche e punteranno a raddoppiare il valore dell’interscambio’.
La Cina, sotto la spinta della recessione economica, sta cercando, quasi disperatamente e con un massiccio piano di investimenti interni (486 miliardi di dollari), di riconvertire velocemente la propria economia produttiva di esportazione a un tipo di economia che possa crescere anche grazie al consumo interno. Questa riconversione dell’economia cinese, che ovviamente presuppone un percorso di qualche anno, accrescera’ il mercato interno cinese anche per quanto riguarda le esportazioni italiane. Per questo motivo e’ di fondamentale importanza mantenere e rafforzare le relazioni bilaterali a tutti i livelli per continuare a pensare alla Cina come ”partner privilegiato” nella strategia di sviluppo economico e commerciale. In questo scenario si inserisce ‘l’esposizione universale di Shanghai 2010 dove il nostro padiglione (tra i piu’ belli e i piu’ funzionali) avrà un ruolo da protagonista.
Certamente il momento di crisi e di recessione colpisce anche la grande realtà cinese che come grande esportatore risente del calo dei consumi, una crisi che coinvolge 20 ml di disoccupati che abbandonano le zone costiere per tornare ai paesi di origine.
La riflessione rilevante che dovremmo fare, come italiani, e come esportatori, e’ legata al forte incremento dei consumi interni. Dovremmo modificare il concetto di Cina come fabbrica del mondo con quello di Cina come mercato del mondo, ma questo richiede un approccio strategico alla Cina che appare ancora lontano nell’orizzonte delle Piccole e Medie Imprese. L’Italia ha clamorosamente mancato l’aggancio con il boom produttivo cinese, a differenza dei propri competitors europei, ora rischia di mancare l’aggancio con il nuovo boom dei consumi interni, area nella quale le imprese italiane potrebbero imporsi con grande autorevolezza.
Vittoria Alfaro
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