PLACEBO: S.M. DENOMINAZIONE GENERICA DI PREPARATO PRIVO DI SOSTANZE MEDICAMENTOSE, CHE SI SOMMINISTRA PER OTTENERE UN EFFETTO TERAPEUTICO BASATO SULL’AUTOSUGGESTIONE.



Se si fa un minimo di ricerca con la tecnologia cyber-spaziale oggi a disposizione, si troveranno informazioni estremamente interessanti circa i prodromi di quello che in futuro sarà l’inizio della distruzione sistematica dell’ideale democratico nel panorama politico socio-culturale italiano del nuovo millennio, nella sua accezione più generale e consolidata: si parta da una piccola banca milanese – la ”Banca Rasini Sas di Rasini, Ressi & C.” – fondata nei primi anni del decennio che va dal 1950 al 1960 dal padre dell’attuale premier con un capitale sociale di 100 milioni di lire.

La gestione del capitale era – secondo le testimonianze dell’epoca – già l’inizio delle manipolazioni di denaro di dubbia provenienza: fu accertato in seguito il versamento nelle casse della Banca Rasini d’ingenti capitali da parte di prestanome appartenenti alla criminalità organizzata, ed in particolare quella siciliana, che evidentemente aveva puntato molto sulla sua espansione in Lombardia nel settore dell’edilizia. Nei primi anni ’70 s’impone all’attenzione pubblica perciò, un imprenditore quarantenne che, dopo essersi fatto le ossa nell’edilizia, aveva idee a quel tempo profetiche per quel che riguardava investimenti nell’audiovisivo. Con il capitale investito ed opportunamente amministrato, Silvio Berlusconi tenterà di manipolare le menti degli italiani con una combinazione di sicuro impatto mediatico; sesso e sport, sfruttando il loro “parlare” alle masse attraverso l’emotività animalesca primaria mediata: violenza e potere.

Su Micromega di Gennaio 2011 Natalia Aspesi a pagina 48 – descrivendo quello che lei chiama la “Foemina Berlusconensis” ovvero quel tipo di donna “sempre pronta a denudarsi, a sorridere ad ammiccare e a tacere. Quel modello berlusconiano ha trionfato, sino al parlamento e agli scranni del governo”- scrive: “La regressione delle italiane al solo valore che il berlusconismo attribuisce loro è cominciata prima che il berlusconismo stesso, in nome della più illiberale delle libertà, diventasse un modo di stravolgere la politica, i valori, l’etica, le idee, i progetti, la giustizia, la Costituzione.

E’ cominciato, erano gli anni Settanta, in un bar di periferia con tavolini coperti di tovaglie di plastica a fiori, da cui una televisione locale privata trasmetteva a tarda sera uno spettacolo in bianco e nero molto seguito: uno spettatore, per esempio ‘l’amico Pino’, al telefono, poneva una domanda, spesso calcistica, a una signora con maschera, che si definiva casalinga. Se la risposta era sbagliata, la prosperosa signora, mimando goffi movimenti di danza erotica, si toglieva un capo di abbigliamento, fino a spogliarsi quasi del tutto”. Nome della televisione privata locale: Telemilano. Proprietario: Silvio Berlusconi.

Come si può constatare piuttosto chiaramente, l’idea che l’attuale premier aveva delle donne allora non ha fatto grandi passi avanti: nei primi anni Settanta alle donne di calcio non gliene importava un granché, e dunque con sadico disprezzo da parte degli autori del programma, era molto probabile che le risposte all’”amico Pino” sarebbero state sempre sbagliate.
Il punto, in effetti, sembra essere un altro: non è difficile immaginare quale ambientino di gentiluomini graviti attorno a tali iniziative imprenditoriali, quelle che partono in origine dallo sfruttamento del corpo femminile, sebbene legate al mestiere più antico del mondo – oggigiorno molto più che un “mestiere” però, una vera e propria catena di montaggio che garantisce sopravvivenze economiche di famiglie in difficoltà.

Il legame con il mondo del crimine appare più che scontato, non foss’altro perché chi frequenta tale mondo è per sempre sotto ricatto, la conoscenza di una specifica realtà non può che portare inevitabilmente alla conoscenza di un’altra, legata a doppio filo a quest’ultima. Supponiamo, infatti, che in virtù di ciò una persona totalmente compromessa sia lentamente “incorporata” sempre di più nel “giro”: cosa ci si potrebbe aspettare? Di tutto. Droghe. Sesso in tutte le sue forme “svendibili”? Pruderie. Moralismo ostentato e superficiale.

Tralasciamo quest’argomento in quanto relegato all’intimità delle camere da letto, o altri luoghi e perversioni di ognuno di noi. Droghe? Chi non s’intossica. Anche con sostanze del tutto legali (alcool, psicofarmaci, adulteratori della personalità). Nessun problema. Facili intransigenze.
Ma armi? Ecco il punto. Di certo da un ambiente che si basa su profitti generati da pornografia alla portata di “video-casalinghe” non ci si può aspettare morigeratezza, continenza, temperanza, sobrietà, moderazione, contrizione, frugalità, a meno che ipocritamente messe in atto, come è costume sempre maggiore. E’ più che presumibile, ipotizzabile, perciò, che un ambientino formato da gentiluomini di codesta fatta sia quello da dove provengono coloro che non si fanno scrupoli nel rendere chiaro con metodi non proprio ortodossi come stanno le cose; e che gli annessi sicofanti del premier certo non si fermano davanti a nulla nel mettere in pratica ordini per eliminare in mille e mille modi diversi coloro che “danno fastidio”, brutalmente con armi, se necessario.

Sulla scrivania dell’allora imprenditore edile, adesso premier, molti anni fa venne fotografata in bella vista una pistola. Messaggio più che palese, fatto passare per “protezione dell’incolumità personale”, per chi doveva intendere.  Tuttavia. Malcom Pagani sempre sullo stesso numero di Micromega, alle pagine 112-114 traccia un quadro piuttosto dettagliato del passato non proprio specchiatissimo del premier dal titolo: “Terzisti e altri ascari di regime. Il profeta del ’ci penso io’ in realtà in questi anni è stato sostenuto da un esercito pronto, nell’occasione, a giustificarlo e salvarlo. Televisione, Chiesa, spettacolo, politica, cultura e giornali, solo apparentemente neutrali, si sono adoperati per la causa del Cavaliere”; e nel capitolo: “L’esercito di B” scrive di come il premier si sia circondato di personaggi televisivi estremamente familiari come pure gentiluomini di cui sopra. Pagani: “Non ha ottenuto il risultato in solitudine. E’ stato accompagnato da un esercito funzionale al progetto. Televisione, Chiesa, spettacolo, politica, opposizione, cultura. Il padre dell’intrattenimento, della battuta greve, dell’istintiva comprensione di un carattere nazionale mediato attraverso l’ostentato disprezzo della stessa idea di democrazia, il profeta del ‘ci penso io’, ha avuto bisogno di sostegno. Il nuovo e i cantori della novità.

Pronti a emergere, a puntualizzare. A giustificare rassicurando, a rassicurare denigrando. A ogni caduta di stile una stampella. A ogni offesa gratuita, un perché. Tutte le volte che Silvio Berlusconi, classe 1936, self-made man dalla Brianza con controllato furore si è trovato in difficoltà ha goduto di un insperato appoggio. Una pianura di consenso mimetizzata che gli ha permesso di comunicare, a vastissimi segmenti del paese, concetti propedeutici al mantenimento del potere. (…)

Sul proscenio si sono agitate le più varie figure. Non solo l’ultrà da carosello pre-elettorale o il vecchio ultrapoplare amico di famiglia (Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, Iva Zanicchi, poi anche parlamentare europea) costretto al ritratto apologetico o ancora il libro di fotografie spedito a decine di milioni d’italiani in stile Kim Il-sung (il dittatore nordcoreano ndr), ritoccato con le calze color carne davanti all’obiettivo per fissare il tempo in un’immagine pretesa di eterna giovinezza, ma altro.

Una squadra di commentatori terzi e terzisti, di prelati in tonaca, di giovani imprenditori - cuore pulsante della locomotiva Italia – che senza apparente convenienza e da posizioni d’ipotetica neutralità, spianano sassi e asperità restituendo il ritratto del Berlusconi innocuo, quello impegnato per il bene dell’Italia, lo stesso che se veramente avesse pensato solo a sé, da anni si godrebbe ricchezze e ville in democratica alternanza”.

Gli apologhi di regime fanno di tutto per imporre anche con aggressività, violenza, arroganza, la falsità e l’inganno: cosa si legge sennò dietro: “… il libro di fotografie spedito a decine di milioni di italiani in stile Kim Il-sung (il dittatore nordcoreano ndr), ritoccato con le calze color carne davanti all’obiettivo per fissare il tempo in un’immagine pretesa di eterna giovinezza…” se non appunto il proporsi come un ologramma in una realtà distaccata da quella ordinaria?

E’ l’effetto placebo, il tentativo di calmare gli spiriti avversi – sfruttando la tecnologia avanzata - con “blandizie terapeutiche”, con il ”ci penso io”, sottintendendo: “Voi tutti siete degli incapaci, suggestionabili, infantili”; è la sostituzione con il pensiero-macchina, lasciando le emozioni terreno di conquista da parte di predoni delle emotività; la sessualità, il potere, la violenza vengono così gestite da demagoghi da quattro soldi, lasciando gli individui senza più la capacità di scegliere arbitrariamente.

Sul Fatto Quotidiano, Matteo Bittanti nell’inserto di “Saturno” di Venerdì 25 Febbraio a pagina VI, rende chiaramente intendere che ormai  l’informatica è molto più che un accessorio. Egli scrive, infatti, titolando l’articolo: “Il libero arbitrio è morto, sostituito dagli algoritmi di internet. Le macchine scelgono per noi. Perfino il partner”, che: “fino a qualche anno fa, gli esseri umani erano liberi. Liberi di commettere errori madornali. Liberi di stabilire nuove relazioni sociali destinate all’impasse. Liberi di spendere soldi e tempo per libri, musica, film, opere d’arte, videogiochi e altre merci culturali suggerite dal critico di turno – che poi si rivelavano, nella maggior parte dei casi, bidoni pazzeschi. Una simile libertà, se così vogliamo definirla, esiste ancora. Fortunatamente però i motori di suggerimenti, quelli che in inglese si chiamano recommendation engine, la stanno rendendo obsoleta”.

L’autosuggestione che ti fa credere che sei tu a scegliere, ti “suggerisce” – attraverso il computer – anche cosa diventerai, cosa acquisterai “per il tuo bene”. Naturalmente sei libero di scegliere; ma se non segui le “direttive”, sarai sempre in errore. Forse sarebbe meglio errare: meglio credere a ”bidoni pazzeschi” piuttosto che a ologrammi che ti manipolano il cervello. Almeno avrai ancora una coscienza; libero di scegliere arbitrariamente, senza banche milanesi o trafficanti d’armi che lo fanno per te.

Marco Rossi.

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