IL SACCHETTO DI PLASTICA E’ ALLA FINE. MA NON POSSIAMO ABBASSARE LA GIUARDIA!
TUTTI I MOTIVI DEL NO AGLI SHOPPER NEL CONVEGNO DI LEGAMBIENTE.
Parte “VOTA IL SACCO!” il referendum no shopper: si vota da oggi su www.puliamoilmondo.it , www.legambiente.it e nel week end in tante piazze d’Italia
Per legge, dal 1° gennaio 2011 sarà vietato commercializzare i sacchetti di plastica usa e getta. Ma non bisogna abbassare la guardia. Un fermo No è già arrivato dalle 100 mila firme che decretano il successo della petizione per dire “Stop ai sacchetti di plastica”. Adesso parte anche “Vota il sacco!” il “referendum” con cui Legambiente chiederà a migliaia di consumatori la preferenza tra le borse della spesa riutilizzabili, i sacchetti di carta e quelli di bio-plastica da utilizzare al posto degli shopper. Si vota da oggi su www.puliamoilmondo.it, http:///www.legambiente.it e nel week end in decine di punti in tutta Italia.
Il convegno sugli shopper “Il sacchetto di plastica è alla fine: posizioni a confronto”, si è tenuto oggi nell’ambito della “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti” (20-28 novembre) come importante momento di riflessione sul divieto della commercializzazione dei sacchetti di plastica. Gli interventi in programma hanno visto la testimonianza di Consumatori, Enti, Produttori e Grande Distribuzione che hanno presentato proposte e buone pratiche. Hanno partecipato: Andrea Poggio, Vicedirettore di Legambiente Onlus, Stefano Ciafani, Responsabile Scientifico Legambiente Onlus, Daniele Belotti, Assessore Regionale al Territorio e Urbanistica, Lucia Moreschi Responsabile Nazionale del Movimento Difesa del Cittadino, Enrico Chialchia Direttore di Unionplast, Marco Versari Responsabile Marketing strategico di Novamont, Carlo Montalbetti Direttore Generale di Comieco, Novo Umberto Maerna, Vicepresidente della Provincia di Milano, Roberto Tricarico Assessore all’Ambiente, alle Politiche per la casa e il Verde di Torino, Alberto Celotto, Coordinatore Ambientale e Sociale Ikea Italia, Giovanna Moranelli, Responsabile Comunicazione Interna ed Istituzionale Leroy Merlin, Ulisse Pedretti, Responsabile Acquisti e Tutela Ambientale Imballi Coop Italia, Mario Gasbarrino, Amministratore Delegato Unes, Carlo Delmenico, Direzione Responsabilità Sociale d’Impresa e Relazioni Esterne SMA, Luca Mariotto, Direttore Idecom Srl.
“Le migliaia di italiani che hanno firmato la nostra petizione sono la chiara testimonianza che è ora di dire basta a questo spreco e a questo scempio ambientale – ha detto Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente -. Con la nostra azione abbiamo convinto il Governo a tenere duro e a non modificare la legge. Ma non bisogna abbassare la guardia: altri milioni di cittadini si stanno organizzando per ribadire il loro no ma tanti ancora vanno informati e coinvolti. Il nostro referendum ha anche questo scopo”.
Legambiente avrà al fianco nella battaglia contro gli shopper anche le Yavanna, le tre giovani cantanti protagoniste di Xfactor: si chiamerà infatti “Stop ai sacchetti di plastica Live Tour”, il nuovo giro di concerti che toccherà tutta l’Italia con tappe in tutte le regioni. L e Yavanna sottolineano così il loro impegno per l’ambiente e diventano testimonial della campagna di Legambiente “Stop ai sacchetti di plastica” . I concerti diventeranno anche l’occasione per capire, conoscere e sensibilizzare il pubblico sui danni che i sacchetti di plastica recano all’ambiente.
Ormai gran parte dei negozi in Italia ha già sostituito i sacchetti di plastica. Finalmente anche l’Italia si affiancherà ad altre nazioni del mondo, abolendo il sacchetto di plastica “usa e getta” come richiesto anche dal direttore del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) nell’anno dedicato alla biodiversità. Accadrà il 1° gennaio 2011 se, come confermato dalle recenti dichiarazioni dei Ministri Prestigiacomo e Romani, il governo non intende decretare un’altra proroga. Quasi tutte le catene della grande distribuzione, compresi gli hard discount, hanno anticipato la legge e ben 150 comuni hanno già vietato i sacchetti (Torino in testa) o hanno attivato iniziative di incentivo/disincentivo al sacchetto di plastica a perdere.
La petizione “Stop ai sacchetti di plastica” chiede al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di impegnarsi a non prorogare ulteriormente, oltre il 31 dicembre 2010, il divieto di commercializzazione di sacchi non biodegradabili non rispondenti ai criteri fissati dalla norma tecnica comunitaria EN 13432. Unionplast, l’associazione degli industriali della plastica è da poco tornata all’attacco per chiedere ai parlamentari di modificare la normativa italiana che vorrebbe mettere al bando entro la fine del 2010 il sacchetto in plastica. Ma Legambiente ha fatto appello al Parlamento e ha ribadito un no fermo alla proroga per l’utilizzo dei sacchetti di plastica in linea con le recenti dichiarazioni dei ministri Prestigiacomo e Romani e con le scelte di altri paesi europei a favore di soluzioni alternative come la bioplastica.
I sacchetti di plastica utilizzati nei negozi e nei supermercati costituiscono un grave problema d’inquinamento ambientale diffuso in tutto il mondo. Consumiamo in Italia circa 20 miliardi di buste all’anno, assicurando così al nostro paese la maglia nera europea. In Europa le buste consumate sono 100 miliardi e l e stime parlano di una commercializzazione annua mondiale di 1000 miliardi di sacchetti. Anche se solo una frazione di questi viene dispersa nell’ambiente, provoca la morte di milioni di pesci, balene, delfini, tartarughe e altri animali. Sostituendo con 10 sporte riutilizzabili i 300 sacchetti di plastica che ogni italiano consuma all’anno, risparmieremmo più di 180 mila tonnellate di petrolio e altrettante di emissioni di CO2, ma soprattutto eviteremmo di disperdere nei campi, lungo le rive dei fiumi, nei mari plastica indistruttibile.
L’Unep stima in un milione il numero di uccelli marini uccisi. Si sono trovati frammenti di plastica perfino nei nidi degli albatros in remote isole dell’Oceano Pacifico. Non ultimo, il problema della tossicità: nella stampa dei sacchetti, specialmente nei paesi in via di sviluppo, sono spesso utilizzati coloranti cancerogeni e metalli come additivi che vengono rilasciati nell’ambiente per poi riconcentrarsi negli organi interni delle specie, esseri umani compresi. Qualsiasi bilancio ‘costi–benefici’ è sfavorevole agli shopper di plastica usa e getta: consumano petrolio e inquinano, sono utili solo per pochi minuti ma creano degrado e sporcizia per anni. Costa poco produrli e, talvolta, importarli dai paesi asiatici, mentre il costo per raccoglierli, smaltirli o riciclarli è molto consistente. Tutte le analisi, anche della spesa famigliare, sono a vantaggio della sporta riutilizzabile: molti negozi la offrono ormai a prezzi che vanno dai 50 centesimi all’euro. Dopo 10 o 20 utilizzi ci fanno risparmiare. Ma convertire milioni di consumatori e migliaia di negozi non sarà facile, non basterà un decreto del governo.
Occorre l’azione congiunta dei consumatori, delle istituzioni locali a cominciare dai Comuni, dei commercianti e della grande distribuzione, ma per fortuna il processo è iniziato: più di un centinaio di comuni, tra cui Torino e alcuni piccoli comuni campani, hanno diffuso ordinanze che mettono in mora i sacchetti di plastica mentre centinaia di supermercati già ne fanno a meno o promuovono azioni di sensibilizzazione per ridurne l’uso indiscriminato.
Il primo dei problemi legato ai sacchetti di plastica è la differenza enorme tra la quantità prodotta e consumata e la percentuale (pari all’1%) dei sacchetti di plastica riciclati a livello mondiale. Riciclarli costa, infatti, più che produrli. Sulla base dei sistemi e dei costi di recupero e riciclo statunitensi, riciclare una tonnellata di sacchetti di plastica costa 4.000 dollari; una tonnellata di sacchetti da materia prima vergine costa sul mercato delle commodities, 32 dollari. I sacchetti di plastica si usano solo per poche ore,anche se si riutilizzano per i rifiuti domestici, ma sono un danno quasi eterno: un sacchetto resta nell’ambiente anche per secoli, da un minimo di 15 anni a un massimo di 1000 anni secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente. I sacchetti di plastica sono aerodinamici, basta poco vento per trasportarli e disperderli nell’ambiente, nei fiumi, laghi, mari e sul territorio. Si frantumano in minuscoli pezzi ma non si distruggono e, a volte, formano vere e proprie “isole” come a 800 miglia a nord delle Hawaii, nell’Oceano Pacifico, il cosiddetto Pacific Vortex, con un estensione che varia a seconda delle stime tra i 700 mila e i 10 milioni di Km2 e con un peso stimato di 3 milioni di tonnellate. Concentrazioni variabili di plastica si trovano anche nel Mediterraneo e sulle sponde dei mari italiani.
Si può votare il referendum e trovare il dossier sacchetti e le informazioni sulla campagna “Stop ai sacchetti di plastica” su www.puliamoilmondo.it, www.legambiente.it e www.viviconstile.org
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