ARNOLDO FOA’: SINERGIA DI UN UOMO ECLETTICO CON LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITA’.
Arnoldo Foà è nato a Ferrara il 24 Gennaio 1916 da una famiglia di origine ebraica. Attore dall’ indiscusso talento, si è dimostrato un personaggio dotato di innumerevoli interessi, che lo hanno portato a cavalcare le scene del teatro, cinema e televisione. Ha contribuito alla nascita di Radio Rai (ex Eiar), partecipando a diverse trasmissioni. La sua attività più produttiva è stata, senza dubbio, quella teatrale, che lo ha visto mettere in scena spettacoli di autori, sia classici che contemporanei, diretto da grandi registi della levatura di Visconti e Strelher. E’ stato, lui stesso, regista di numerose rappresentazioni, fra cui “La pace” di Aristofane, “Diana e la Tuda” di Pirandello ed anche opere liriche come “l’Otello” di Verdi ed il “Fliedermaus” di Strauss. E’, inoltre, pittore, giornalista e scrittore. E’ proprio in quest’ultima veste, che ha da poco terminato di scrivere la sua “Autobiografia di un artista burbero”.
Foà è uno dei maggiori doppiatori italiani, dato il suo timbro vocale asciuttamente virile. La sua presenza scenica è sobria e personalissima, è un’interprete di viva intelligenza e penetrazione, sa rendere l’interiorità della parte attraverso segni scarni ed essenzialmente efficaci. Ha saputo dare e da’ ancora tanto al mondo del teatro e della cultura in genere. Un uomo per nulla superbo, carismatico, di grande simpatia e senso dell’humor.
“Ci parli un po’ di questa autobiografia, ultimata recentemente…”
” Ho avuto i momenti più belli che un uomo possa vivere, ma anche quelli più terribili. Sentivo l’esigenza di raccontarli. Questa biografia è la memoria di tutta una vita. Inizia dalla mia infanzia di piccolo bambino ebreo a Ferrara prima, e Firenze poi. Scappai da un padre manesco e mi sono ritrovato a Roma. Iniziai a lavorare in teatro con lo pseudonimo di Puccio Gamma. Dopo, di nuovo in fuga, stavolta mi rifugiai a Napoli. Ricordo ancora la Liberazione della città ed il seguente ingaggio come writer e speaker presso la radio degli alleati, la libertà, finalmente conquistata, insieme all’orgoglio della mia appartenenza.”
“Bè, a dire la verità, le donne meriterebbero un libro a parte! Non parlo solo dei miei cinque matrimoni, nè solo delle mie cinque figlie, ma anche di relazioni lunghe e complesse, nelle quali sono spesso, stato tradito, ma, qualche volta, ho anche tradito…”
“Foà, scrittore, attore di teatro, cinema, televisione…Ma c’è ancora qualcosa che vorrebbe fare?”
“No, perchè improvvisamente ho voglia di fare una determinata cosa e la faccio. Non ho sogni precedenti non realizzati. Quando desidero attuarli, lo faccio.”
“Nel 1962 è stato protagonista dei Masteroidi di Marcel Aymè, nel quale dava vita ad un personaggio che si metamorfizzava in una quarantina di caratteri! Possiamo quasi dire una prova di resistenza fisica?”
“…sì. Sa, quasi non me ne ricordavo…Ho novantaquattro anni! Qualcosa comincio a dimenticarla: i nomi li scordo tutti. Ho una testa! Anche i miei sogni sono “dimagriti.”
“Quale regista ha amato in modo particolare?”
“Quello che mi è piaciuto di più è stato Orson Welles, era divertente, non era neanche presuntuoso. Forse, qualche volta, lo era, ma non solo. Anche Visconti era molto bravo.”
“Con quale attrice od attore le è piaciuto lavorare di più?”
“Non ne ho avuto uno in particolare. Con Lea Massari ho fatto una commedia americana che ho messo in scena io. E’ stato bello lavorare con lei! Lea non aveva mai fatto teatro, aveva fatto solo televisione, quindi io le ho insegnato a fare teatro. Devo dire che era molto brava.
“Il ricordo più significativo della sua carrira?”
“Quando ho messo in scena una mia commedia ed è andata bene. Ero contnto!”
“Qual’è il suo primo amore: il teatro, il cinema o la televisione?”
“Il teatro.”
“Ha un’ aneddoto da raccontarci?”
“Io facevo un programma alla radio. Interpretavo un personaggio che iniziava ridendo e, con gran fatica, appunto perchè ridevo, raccontavo delle cose vere, ma ci rideva su come un pazzo. Ne racconto una a caso: ieri si è aperta una strada a Napoli! …ma si era aperta perchè aveva talmente piovuto che si era spaccata. Erano notizie che leggevo sul giornale e ridevo. Era una trasmissione che conducevo da solo. Una fatica che non finiva più, dovendo io ridere per venti minuti. Ad un certo punto, piacendo molto questa trasmissione, vengo invitato ad una inaugurazione di un bar e mi esortano a fare una di queste trasmissioni. Allora vado, comincio, ed il pubblico che era presente, rideva. Io, a quel punto, non ho riso più. Dicevo una cosa, e ridevano loro. Quando tornai alla radio, dissi, sentite, datemi un pubblico, così non faccio questa faticaccia a ridere venti minuti! Così ho fatto. E quello è stato il momento più divertente!”
Loredana Filoni
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