DAL SEPOLCRO AL MUSEO STORIE DI SACCHEGGI E RECUPERI
LA GUARDIA DI FINANZA A TUTELA DELL’ARCHELOGIA.
Il progetto di allestire una mostra di opere della specie nei suggestivi spazi del Vittoriano – in un luogo simbolo dell’Italianità – consente alla collettività di riappropriarsi di capolavori del Passato – molti dei quali inediti – e di ammirare quel “museo nascosto” che certo incuriosirà le migliaia di visitatori.
Una mostra particolare quindi quella inauguratasi in questi giorni presso la sala Gipsoteca del Vittoriano.
Proprio perché investe tematiche attualissime come quella del mercato clandestino di opere d’arte in un contesto come quello italiano che offre a dismisura tesori di inestimabile valore.
Purtroppo tale eredità, tale incalcolabile ricchezza del Paese, è da tempo in serio pericolo perchè nel mirino della criminalità. La ragione per cui il traffico di opere arcaiche preoccupa più oggi che in passato è nella sua crescita esponenziale, che si concretizza in una vera e propria minaccia al patrimonio culturale a valenza universale. Il circuito del saccheggio dei beni archeologici è complesso e varia da regione a regione, coinvolgendo soprattutto le aree più indigenti, nelle quali vengono sfruttate le estreme condizioni di bisogno.
E’ un fenomeno in costante ascesa che ha assunto negli ultimi anni connotazioni internazionali di allarmanti dimensioni. Il commercio che ne deriva viene alimentato da lobbies economicamente forti che dettano le leggi di mercato e stabiliscono le regole della domanda e dell’offerta. Ciò a danno della collettività, a danno dell’immagine made in Italy perché la perdita di decine e decine di opere d’arte costituisce una perdita soprattutto economica per il Paese intero. Se pensiamo che uno dei poli di attrazione per il mondo intero è il nostro patrimonio artistico, unico e inimitabile.
Allora ecco che appare indubbiamente essenziale una continua e pressante lotta al fenomeno, cosa che accade puntualmente anche e soprattutto con l’instancabile e certosino lavoro della Guardia di Finanza, fiore all’occhiello del nostro Paese.
La Guardia di Finanza è tradizionalmente in prima linea nella lotta al traffico di opere d’arte. Il particolare interesse operativo che il Corpo profonde verso lo specifico comparto scaturisce non soltanto dall’esigenza di salvaguardare un’inestimabile risorsa del nostro Paese ma anche dal fatto che i fenomeni illegali a danno del patrimonio artistico si traducono molto spesso nella sottrazione di reddito all’imposizione fiscale e, frequentemente, sono finalizzati al riciclaggio di denaro.
L’azione ispettiva posta in essere dal Corpo si sostanzia nell’attività di vigilanza a terra ed in mare, nei controlli di natura doganale ed in quelli di polizia tributaria nei confronti degli operatori del settore nonché nelle indagini di polizia giudiziaria a contrasto dei traffici illeciti posti in essere dalla grande criminalità.
L’attività svolta dalla Guardia di Finanza a difesa dell’Arte viene coordinata e monitorata a livello centralizzato dal Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma. Riveste un ruolo particolarmente importante la componente aeronavale del Corpo: il dispositivo offre un imprescindibile contributo sinergico nell’espletamento dell’attività di vigilanza delle principali zone archeologiche marine, nonché nel recupero di opere sommerse tramite l’ausilio di sommozzatori specializzati.
Qualche cifra. Nel solo biennio 2008/2009, il diuturno impegno profuso nel comparto operativo ha consentito il recupero e la restituzione alla fruizione pubblica di 11.258 manufatti di interesse archeologico; il sequestro di 136.873 opere contraffatte e la denuncia di 294 responsabili per violazione di natura penale correlate allo specifico compendio, che rappresentano – in termini percentuale – un incremento di circa il 50 % rispetto al biennio precedente.
Ma la mostra archeologica “Dal Sepolcro al Museo. Storie di saccheggi e recuperi” nasce anche da un modo nuovo di concepire l’attività di collaborazione, oggi sempre più necessaria, fra Soprintendenze Archeologiche, Forze dell’Ordine deputate alla tutela dei siti a rischio di clandestinità e quegli Enti, Fondazioni ed Associazioni culturali, oggi fortunatamente più attenti, rispetto ad un tempo, alle proposte di ospitare rassegne di manufatti recuperati dall’indotto illecito – e quindi fuori contesto scientifico – in una città, qual è la Capitale, dove l’abbondanza dell’offerta culturale – in termini di monumenti, siti a cielo aperto ed istituzioni museali – fagocita spesso ogni iniziativa di dare visibilità all’enorme mole di opere recuperate alla criminalità organizzata.
Le opere recuperate alla criminalità finiscono appunto – dopo aver saturato gli Uffici corpi di reato dei Tribunali – nei magazzini delle caserme, nei depositi giudiziari, talvolta nel caveau delle facoltà universitarie per la conservazione dei beni culturali; solo i capolavori – i c.d. hapax – possono sperare nella ribalta di un allestimento e di una dignità di studio scientifico da parte degli archeologi. Ma qual è il destino di opere meno fortunate? Per quanto tempo dovranno rimanere nei sotterranei dei musei perché non vi è spazio nelle teche?
Da qualche tempo e sempre più, tuttavia, si assiste alla tendenza – da parte di organizzazioni ed enti con finalità filantropiche – di restituire decoro e distinzione alle opere decontestualizzate, attraverso eventi espositivi e manifestazioni nel corso dei quali vengono esposti i manufatti recuperati dal mercato clandestino a favore della collettività.
Attività, queste, che oltre a nobilitare e conferire visibilità al lavoro delle Forze dell’Ordine, impegnate nella tutela del patrimonio culturale, offrono la possibilità di ammirare opere che resterebbero altrimenti inaccessibili, non visibili al pubblico.
Il corpus di manufatti selezionato per l’esposizione proviene, nella quasi totalità, da sequestri giudiziari, ciò vale a dire che i gruppi di materiali – qui scientificamente ordinati per sezioni e classi omogenee – derivano da nuclei collezionistici illecitamente detenuti o da raccolte archeologiche mai censite dalle autorità competenti ed in procinto di essere trafugate in territorio estero. Si tratta in massima parte di materiale sottoposto a confisca perché saccheggiato da necropoli arcaiche o da apparati sepolcrali gentilizi, tutti ascrivibili dal VII sec. a.C. al II d.C.
Parliamo naturalmente di opere fuori contesto, delle quali, cioè, non si dispone dei dati scientifici necessari alla loro riconduzione al sito di primigenia appartenenza. Opere “mute”, quindi, opere con il bavaglio, incapaci di raccontarsi e raccontarci la loro storia, di trasmetterci il messaggio di cui sarebbero latrici qualora fossero state rinvenute dagli archeologi nel corso di uno scavo scientifico. Un danno irreparabile!
Queste opere, tuttavia, queste raffinate e talvolta elitarie testimonianze del passato, si lasciano ammirare da dietro le teche – compiaciute, ci piace pensare, di tanto interesse – consapevolmente miracolate dalla razzia dei tombaroli.
Un traguardo raggiunto grazie all’impegno serio ed incondizionato di militari, magistratura, archeologi e restauratori – un vero esercito di professionisti – che con dedizione e sacrificio danno vita ogni giorno al programma di salvaguardia di un patrimonio diffuso, spesso negletto ed esposto a minacce ed aggressioni, garantendo con tenacia e passione un futuro per il Passato.
Una mostra davvero da non perdere che siamo sicuri coinvolgerà le migliaia di visitatori che affolleranno le sale del Vittoriano fino al 12 settembre. Con due protagonisti rappresentativi dell’eccellenza made in Italy; le opere nella loro immortale bellezza e il corpo della Guardia di Finanza a cui quest’ultima rendiamo un corale Grazie!
Simonetta Alfaro
SCHEDA MOSTRA
DAL SEPOLCRO AL MUSEO. STORIE DI SACCHEGGI E RECUPERI
COMPLESSO DEL VITTORIANO – PIAZZA DELL’ARA COELI, ROMA.
DAL 15 GIUGNO AL 12 SETTEMBRE 2010
DA LUNEDI’ A VENERDI’ 9.30-18.30 – SABATO E DOMENICA 9.30 – 19.30
INFO: 06.6780363 - 06.6780664
PROMOSSA DA:
GUARDIA DI FINANZA – NUCLEO POLIZIA TRIBUTARIA ROMA – GRUPPO TUTELA PATRIMONIO ARCHEOLOGICO.
IN COLLABORAZIONE CON:
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
ORGANIZZAZIONE GENERALE:
COMUNICARE ORGANIZZANDO
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