Un bellissimo articolo illuminate sul tema vivisezione che proponiamo sul nostro sito. Grazie ad Alfonso Palumbo di Prismanews che ce ne ha concesso l’utilizzo per presentarlo ai nostri lettori.
“In Italia certe multinazionali e certe lobby – da decenni – si fanno le leggi da sole. Quando, poi, sono in ballo interessi economici, le coincidenze non esistono!”.
Lo ha dichiarato Michela Vittoria Brambilla (nella foto) nel corso del convegno ‘La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla salute’, svoltosi a Roma presso la Camera dei Deputati sotto l’egida della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente. Con l’educazione che la contraddistingue, la parlamentare di Forza Italia non ha tuttavia inteso polemizzare con la domanda che le avevamo posto circa le responsabilità di Beatrice Lorenzin (Ncd), Ministro della Salute, da molti accusata di complicità nello stravolgimento del cosiddetto ‘emendamento Brambilla’, il cui Art. 13 fa parte della legge di delegazione europea.
Onorevole, pochi giorni addietro, proprio qui nella Capitale, diverse associazioni fra le quali PAE e LAV hanno fatto sentire la propria protesta. “Adesso anche nel nostro Paese, e non solo a Bruxelles, si registra la pratica di stravolgere le norme. La cosa incredibile e’ che un D.L. del Governo abbia cambiato ben 10 dei 12 punti salienti della legge-delega dello scorso 3 Agosto… L’accaduto e’ stato definito inaccettabile anche dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, che ha ricordato – in punta di diritto – come ogni legge-delega votata dalle Camere debba essere rispettata nella sua stesura definitiva”.
Lo scorso 3 Agosto aveva dunque visto la luce un testo a favore degli animali e della stessa ricerca scientifica; un testo che ad esempio innovava in materia di anestesia in caso di esperimenti dolorosi; che vietava l’utilizzo di animali per test di natura bellica; che introduceva la sperimentazione alternativa.
“Un testo – afferma Brambilla – che prendeva atto dei 900mila animali sacrificati ogni anno in Italia non solo per ragioni legate alla ricerca medica ma anche per la messa a punto di pesticidi, detersivi, oli di motori… Vivisezione e sperimentazione animale sono pratiche all’estero impiegate sempre meno grazie all’impiego di robotica e computer, il cui uso riduce pure i costi”.
In Italia invece no. E c’e’ stato bisogno di un’iniziativa ad hoc sui Social Network (#iostocongiovanna) per sensibilizzare l’opinione pubblica circa i guasti arrecati da farmaci che arrivano all’uomo dopo essere stati testati su topi e ratti.
Ricco il parterre di scienziati: accanto al francese Claude Reiss, fisico e biologo cellulare, anche Marcel Leist dell’Università tedesca di Costanza; Luigi Campanella della Sapienza di Roma, Susanna Penco dell’Università di Genova (in diretta telefonica), Candida Nastrucci – qui in foto – dell’Università di Roma Tor Vergata, Carla Ramacciotti psicologa e psicoterapeuta, Roberto Cazzolla Gatti dell’Università della Tuscia, Michela Kuan, biologa. Ai loro interventi hanno fatto seguito quelli di ammalati che hanno sperimentato sulla propria pelle l’inutilità di test condotti su animali.
“Nel 2006 Mike Leavit (US Secretary of Health and Human Services) in una nota stampa disse che il 90% delle nuove molecole che passano ai test clinici fallisce e ciò – ha ricordato Kuan – e’ dovuto alla inaffidabilità dei test condotti su animali”. In ambito biomedico una delle ragioni che mantiene la sperimentazione su animali “E’ lo strapotere di alcune aziende che allevano e riforniscono gli atenei; la didattica presso Farmacia, Biologia e Medicina viene influenzata da professori e ricercatori a loro volta formatisi in contesti dove il ricorso ad animali e’ prassi. A livello politico – dichiara Cazzolla Gatti – lo stesso dicasi del Ministero della Salute dove e’ stato affossato il Tavolo sulle alternative”. Fallimento totale l’ha fatto registrare il ricorso a studi condotti su scimmie: “Basti pensare ai soldi e alle vite animali sacrificate per il vaccino preventivo contro l’AIDS, che ancora non esiste, o agli studi condotti su scimmie in chiave anti-Sclerosi multipla”.
L’impietoso quadro lo dipinge ulteriormente Penco, che aggiunge: “La vera ragione per la quale si usano topi e ratti e’ che si tratta di animali poco simpatici alla gente; le loro dimensioni ‘maneggevoli’, lo spazio esiguo che consumano e la loro fertilità li rende ideali… Nei progetti di ricerca forniti dal Ministero, si legge che ‘si utilizzano roditori in quanto specie a più basso sviluppo neurologico’. Dunque una motivazione etica, non scientifica. I primi a dubitare del modello usato sono proprio i ricercatori!”.
Non e’ da meno Nastrucci: “In Gran Bretagna il Tavolo sulla sperimentazione alternativa mette in palio 8 milioni di euro all’anno, noi appena 80mila! Negli U.S.A., il 92% dei farmaci non viene immesso sul mercato perché tossico, sulle malattie genetiche il fallimento e’ ancora più netto poiché si tratta di patologie multi-fattoriali. Elias Zerhouni, di SanofiAventis, ha avuto il coraggio di dichiarare che ‘Siamo stato tutti illusi, me compreso!’”.
Leist: “Il Premio Nobel per la medicina del 2012 e’ stato conferito a John Gourdon e Shinya Yamanaka per la scoperta che le cellule adulte possono essere riprogrammate e diventare pluri-potenti. E come si può svolgere ricerca su cellule e tessuti umani? Con le staminali, che possono generarsi da urine, pelle, sangue”.
E questo, chiude definitivamente il cerchio!
Alfonso Palumbo
LINK: http://www.prismanews.net/scienze/sperimentazione-animale-diktat-delle-lobby-michela-vittoria-brambilla.html
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