Caro Rosso,
come primo post dopo la (lunga) pausa estiva non poteva non esserci una riflessione sulla situazione economica italiana. Oggi si scopre che l’ Italia è un paese poco “standard” e molto “poor”. Premesso che la crisi economica è globale non solo italiana o europea, a noi interessa soprattutto la questione prettamente patriottica delle nostre personalissime tasche. Quindi partiamo dalla manovra finanziaria varata dal Governo. E qui facciamo la prima puntualizzazione: non è stato fatto prima questo articolo non per nostra pigrizia, ma per non ritrovarci a doverlo rettificare dopo un minuto, date le incertezze che hanno accompagnato la redazione del disegno di legge. Analizziamo quindi i punti più controversi: sono aumentate le accise su tabacchi e carburanti; è aumentata l’ IVA e conseguentemente tutto ciò cui è applicata (stiano tranquille lucciole ed idraulici, basta continuare a non fare le fatture); aumenterà gradualmente l’età pensionabile delle donne; diminuiranno le agevolazioni fiscali; saranno ridotte del 30% le tredicesime; saranno possibili deroghe alle leggi nazionali sul contratto di lavoro (il famigerato art.8). Misure che pesano esclusivamente sulle tasche dell’ italiano medio abituato a stringere la cinghia, dei cittadini che puntualmente pagano le tasse e non hanno una S.p.A. o una ONLUS dietro cui nascondersi. Insomma impoveriscono i contribuenti già abbastanza poveri.
La manovra poi ci offre altri spunti di riflessione come la lotta all’ evasione e la previsione del carcere per i “grandi evasori”, la super-tassa del 3% per i redditi sopra i 300 mila euro (il c.d. contributo di solidarietà), la riduzione da 5000 a 2500 euro della soglia massima per i pagamenti in contanti da sempre quelli meno rintracciabili, l’ unione dei comuni al di sotto dei mille abitanti. Riduzione della dotazione finanziaria dei Ministeri e la revisione del patto di stabilità interno per gli enti territoriali. Questi sono i dati leggermente più confortanti che emergono dalla lettura del disegno di legge della manovra economica, ma da qui sorgono anche alcuni quesiti:1 – Basteranno queste misure che colpiscono anche, seppur marginalmente, i ricchi a risollevare l’ Italia dal baratro della recessione economica?
2 – Siamo sicuri che sia stato fatto tutto il necessario per ripartire equamente le spese su tutti i contribuenti? 3 – Quali sono le misure che favoriscono la ripresa economica?
Non sono un indovino o un economista quindi non mi posso permettere una risposta esaustiva alla prima domanda, non posso quindi prevedere l’ efficacia delle misure anti-crisi proposte dal Governo.
Quello che invece credo risulti evidente anche agli occhi del profano, è il ricatto di Confindustria ed altri potentati e lobbies italiani al Governo nel momento della redazione delle proposte per tassare i ricchi, come evidentemente successo ad esempio con la mancata tassazione delle rendite finanziarie nonostante l’ iniziale previsione da parte del Ministro Tremonti. Un Governo che cede alle pretese dei poteri forti dell’ economia e dell’ industria non può ripartire equamente la spesa pubblica tra tutti i contribuenti. Questo porta alla risposta alla domanda numero due: No! Assolutamente no! I conti pubblici italiani a memoria d’ uomo sono stati sempre salvati dai piccoli contribuenti, sarebbe anche ora di trovare altre fonti per il sostentamento dello Stato. In fondo di sostentamento si tratta e non di servizi o altro, o meglio di sopravvivenza dello Stato! Da Berlusconi ai vari Amato, Dini, Prodi, chiunque sia stato Presidente del Consiglio o Ministro dell’ Economia, il prelievo fiscale (detto così data l’ affinità col prelievo di linfa vitale dalle vene) è sempre gravato sulle fasce deboli della popolazione, quelle che non hanno capacità negoziali o meglio di ricatto. Mal che vada ad un Governo truffaldino i cittadini possono scendere in piazza e protestare, possono scioperare, ma poi tutto ritorna come prima. Quando invece parlano la Marcegaglia o Montezemolo bisogna stare a sentire, quelli si che hanno capacità negoziali, o meglio di ricatto. Ed è cosi che arriviamo alla risposta terza domanda. La nostra cara Emma nazionale, nel suo intervento al congresso nazionale del Cersaie, ha affermato:«Ci siamo resi disponibili ad accettare nuove tasse sui patrimoni e altre cose purché si abbassino le tasse su lavoratori e imprese per recuperare competitività e capacità di crescita» (???) e si è spinta fino a dire:«o il governo vara riforme serie e impopolari» nell’immediato «oppure questo governo deve andare a casa: non ho paura di dirlo, è evidente che è così», per finire con la postilla «L’Italia è un paese serio e siamo stufi di essere lo zimbello internazionale». Certo che a leggere i giornali sembra che tutti siano in cerca della ricetta giusta per salvare l’ economia nazionale e per rilanciare la crescita ma che poi in concreto nessuno sia riuscito a fare una proposta seria. Non che lo sia quella del Governo, ma le sinistre opposizioni non sanno far altro che criticare e chiedere sempre e solo le dimissioni di Berlusconi, ed i poteri forti dichiarano in pubblico il contrario di quello che poi perseguono davvero nelle riunioni del CNEL.
Se fosse davvero possibile fare una proposta popolare credo che tutti siano d’accordo nel dire che le tasse bisogna pagarle tutti ma chi non le ha mai pagate o non ha mai pagato in proporzione a quanto effettivamente guadagnato, oggi dovrebbe fare più dei già poveri “piccoli contribuenti”. Inoltre le Banche e gli operatori finanziari che sono i veri responsabili della crisi globale, invece di ricevere lauti finanziamenti dai governi nazionali, o di continuare a speculare sui titoli di stato dei paesi deboli come la Grecia (e le new entry Italia ed USA) dovrebbero ripagare gli effetti della crisi che attanaglia la popolazione.
Certo è che finché i media italiani saranno interessati più agli scandali del Premier, alla Manuela Arcuri santa per un giorno, all’ Inter contestata ed alle altre sterili polemiche, non si può che sognare un futuro migliore. Il problema però poi è che il nostro bel sogno verrà probabilmente smentito dalla realtà. Una volta ci si preoccupava di altre cose, la politica era una cosa seria, le Banche e le Borse erano i mezzi con cui fare ricchezza, doveva girare l’economia. Oggi, come affermato dal comico Crozza a Ballarò, ci si accontenta che giri la “patonza”, non scandalizziamoci poi che girino anche un pò i Maroni.
Con un sorriso amaro ti saluto
SALVATORE FILIPPELLI
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