LA POPOLAZIONE SI ESPRIME IN MODO NETTO E CHIARO, NON SOLO RAGGIUNGENDO IL QUORUM “CONSULTIVO” MA RAGGIUNGENDO UN 98% CONTRO LE CENTRALI ATOMICHE NELL’ISOLA.
I cittadini sardi sono letteralmente corsi alle urne, domenica 15 e lunedì 16 maggio, per sancire un netto NO alla costruzione di centrali ad energia atomica sull’isola. Il quorum per rendere valido il referendum prevedeva (secondo la legge regionale) che si raggiungesse la quota elettorale del 33% degli aventi diritto: le schede raccolte sono state quasi 900mila, pari al 59,34%, un risultato mai raggiunto nell’isola riguardante i referendum. Il dato importante di questa tornata elettorale di democrazia diretta consultiva regionale, è che ha sancito la chiusura dell’isola al nucleare.
La consultazione ha avuto un alleato nel presidente della Regione che ha abbinato la consultazione con le elezioni amministrative, election day richiesto anche a livello nazionale, ma recepito solo in Sardegna. Le 80 associazioni del comitato “Vota Sì per fermare il Nucleare”, dal WWF a Legambiente hanno saputo spiegare ai cittadini l’importanza del voto, anche e soprattutto dopo l’annuncio della moratoria atomica del Presidente del Consiglio. L’informazione corretta, delle associazioni ha spinto la maggioranza dei sardi alle urne, smentendo di fatto che lo stato “emotivo” derivato dall’effetto Fukushima era stato indotto dai media, ma dopo successivamente sopito e “ripensato” dal premier portavoce delle lobby pro-nucleare. Forse le vicende di Quirra e PerdasdeFogu, piccole versioni sarde della Fukushima giapponese, hanno avuto un decisivo effetto nell’orientare le scelte dei sardi, ma anche dal fatto che in anni passati, più volte era stata denunciata la presenza di scorie nucleari sull’isola. Tutto questo non basta però a giustificare la più alta affluenza alle urne di sempre in Sardegna.
Il quesito sottoposto agli elettori era chiaro e semplice: “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?”.
Il voto di oggi – sostengono gli esponenti referendari -”é un segnale chiaro a chi pensa che gli italiani si faranno prendere per il naso. Dalla Sardegna arriva una vittoria eclatante, e non solo per i cittadini dell’isola. Ogni italiano voterebbe allo stesso modo anche dopo mesi di disinformazione e boicottaggio”. E’ un preludio prezioso per il 12 giugno – e ancor prima per la decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità del referendum No-Nuke.
Anche l’ autoironica comica sarda, Geppi Cucciari, dai video di La7, ha commentato : ”Grande il risultato della mia terra! Il 98% ha detto di No al Nucleare! Mai fare una domanda ai sardi. Che poi ti rispondono!” Soddisfazione per l’esito è stata espressa anche dal Presidente della Regione Sarda, Cappellacci, che ha affermato: “Con questo pronunciamento il Popolo Sardo dice che intende scegliere, che la nostra Isola non accetta scelte calate dall’alto e che intende invece proporsi come modello da seguire a livello nazionale e internazionale. Andiamo avanti – ha aggiunto -. Auspichiamo che i numeri crescano ancora nelle prossime ore e che questa volonta’ sia ‘scolpita sul granito’ per oggi e per il futuro”.
La Corte Costituzionale ha appena sentenziato che le Regioni vanno interpellate e coinvolte nella scelta dei siti nucleari: quindi il risultato del referendum avrà un peso. Inoltre, una marcia in più che potrebbe spingere gli elettori alle urne è il fatto che si è molto parlato della Sardegna come “terra promessa” per il nucleare. L’isola è infatti praticamente l’unica parte d’Italia che non rischia un terremoto e il mare che la circonda offre in abbondanza l’acqua indispensabile per il funzionamento della centrale. I referendum nazionali su acqua, nucleare e legittimo impedimento, si svolgeranno invece il 12 e il 13 giugno. Il quorum è più lontano: il 50 per cento più uno degli aventi diritto e nessun “election day”, ma l’espressione netta dei sardi, può fare da apripista contro l’atomo per tutti gli elettori italiani.
L’ampio margine di consenso sul Sì alla contrarietà all’installazione di centrali e allo stoccaggio di scorie radioattive che è un pericolo su cui, dopo i recenti fatti di cronaca nel Sulcis, è un risultato che ipotecherà sicuramente in positivo la tutela del territorio più “vecchio del mondo”. I sardi però, per indole, sono sempre pronti a vigilare eventuali riproposte e scappatoie che riproporrebbero scenari nefasti. Il voto è stato omogeneo, non differenziato se non in percentuali poco significative tra i comuni nei quali si doveva eleggere il sindaco e quelli in cui l’elettorato era chiamato alle urne solo per il referendum.
La sensibilità dei sardi, bisogna ricordare ha radici lontane, infatti è dal 1987, l’anno successivo all’apocalisse nell’ex Urss, che nell’isola sono sbarcati oltre ventimila bambini e ragazzi, provenienti perlopiù dalle aree ai confini tra l’Ucraina e la Bieolorussia. Anche la prossima estate si prevede che ne arrivino un migliaio . Il forte tessuto di amicizia tra popoli distanti ha consentito a molti piccoli nati nei due Paesi dopo la fuga radioattiva, di «decontaminarsi», almeno per qualche mese, dai veleni che a distanza di un quarto di secolo Chernobyl continua a generare. Sarà un caso o una coincidenza che le affinità di radice linguistica dei russi siano comuni con quelle sarde ed i bambini si sono trovati un po’ a casa, che in lingua russa di dice “dom” ed in lingua (o limba sarda) si dice “domo”, gradendo in modo naturale l’ospitalità sarda. Alcuni auspicano che possano ritornare per Natale, visto che le autorità di Minsk per la prima volta hanno fatto lievitare la durata dei soggiorni in Italia da tre a quattro i mesi.
Giorgio De Santis
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