GIOVANNI BAGLIONI: UN GIOVANE ARTISTA DI GRANDE TALENTO.

Il musicista,  reduce da un lungo tour per presentare il suo lavoro  “Anima meccanica”, ci ha raccontato i suoi già gloriosi esordi.

Ne è trascorso di tempo da “Avrai” ! Il bambino, protagonista di quel brano, è diventato un uomo di 27 anni. Talento da vendere, un pò di timidezza che non guasta , una buona dose di simpatia. Seppur figlio d’arte, Giovanni Baglioni non insegue le orme paterne. Ha uno stile tutto suo, che trova ragion d’essere nell’utilizzo della chitarra acustica. Lo abbiamo apprezzato durante numerose serate per presentare il suo disco “Anima meccanica”, uscito nel 2009. Ha recentemente accompagnato Mario Biondi nel suo tour, nonchè introdotto il brano di quest’ultimo, “If”.  Le sue notevoli performances musicali si riconoscono per un sapiente ed efficace utilizzo del “tapping”, connotato dall’uso di entrambe le mani sulla tastiera dello strumento, abbinate alla ritmica percussiva sulla cassa. Ne scaturisce una musicalità che rimanda, in un certo qual modo, alle armonie del flamenco, che  appassiona, entusiasma, travolge…

“Quando si è reso conto di possedere questo straordinario talento musicale?”

“La presa di coscienza del mio percorso, di una passione che si è trasformata in professione, è stato molto graduale. Non ho avuto un momento netto. E’ accaduto inconsapevolmente. Ne è emersa quasi una sorta di meraviglia da parte mia.”

“Che studi ha intrapreso?”

“Musicalmente, ho studiato un’anno di chitarra classica quando avevo otto anni. Un altro anno di chitarra elettrica, quando ne avevo sedici. Poi è arrivata la svolta della chitarra acustica, che ho intrapreso, dapprima, come autodidatta, poi facendo riferimento a dei chitarristi che già si cimentavano in questo campo, utilizzando particolari tecniche. Ho voluto far parte anch’io di quel mondo. Per quanto riguarda gli studi scolastici, ho frequentato il Liceo Scientifico, poi, Giurisprudenza che, però, non ho terminato, avendo  intrapreso la strada musicale.”

“Come nasce la composizione di un brano?”

“Purtroppo non me lo ricordo più bene! E’ un pò che non scrivo qualcosa di completamente nuovo.  Nasce quando mi pongo in una sorta di “autoipnotizzazione” con la musica. In questo “stato” man mano prende vita un brano. Poi, la melodia che ne scaturisce, subisce delle modifiche. E’ una specie di piacevole confusione da cui tutto assume una sua forma.”

“Ci parli un pò del suo lavoro “Anima meccanica”.

“Anima meccanica” è una raccolta di dieci brani che mi è parso quasi doveroso realizzare, perchè si sono accumulati senza la reale intenzione di farne un disco. Ho scritto dei brani mosso dal solo desiderio di comporli. Si sono poi incastrati in una sorta di mosaico che ho cercato di diversificare. Ho mantenuto la costante della chitarra acustica suonata da me, componendo brani che avessero degli umori diversi, alcuni incalzanti, ritmati, allegri, altri più malinconici.”

“L’idea di apparire nel recente tour di Mario Biondi com’è nata?”

“Per puro caso!  Stavo registrando un brano per due chitarre, scritto insieme a Flavio Sala, in uno studio di Roma. Mario Biondi era in una sala ben più grande, del medesimo studio, a registrare il suo album “If”.  Lui, passando di lì, si è incuriosito e, istintivamente, mi ha proposto di lasciare una piccola “traccia” su un brano del suo disco. Io mi son detto felicissimo di questa opportunità. Così ho caratterizzato il brano “If” con l’introduzione di sola chitarra acustica. Da lì l’opportunità di partecipare ai suoi concerti dal vivo e l’importante possibilità di suonare un mio brano sul suo palco.”

“Prova più emozione o concentrazione quando sale sul palco?”

“Dipende. Nel migliore dei casi, le due cose vanno a combaciare. In situazioni particolari, però, come nei periodi estivi, dove si suona in luoghi all’aperto, e non tutti sono lì per ascoltare in religioso silenzio, bisogna trovare la concentrazione a discapìto dell’emozione.  A volte, invece, l’emozione strarìpa e comincia a non beneficiarne la concentrazione. La situazione migliore è quando il sentimento nel suonare va a braccetto con l’esecuzione.”

“A cosa sta lavorando?”

“Da quando ho terminato il tour estivo e le partecipazioni ai concerti di Biondi, mi sono ripromesso di fermarmi un pò. Non per riposarmi, ma perchè ho l’esigenza di proporre qualcosa di nuovo. Il disco è uscito da un’anno e sono due estati che lo propongo. Devo rinnovarmi. Comporre brani da solo od avviare qualche collaborazione.”

“Cosa significa essere figlio di un padre così “ingombrante”?”

“Molto! Non si trovano sempre le parole giuste per definirlo! Nella vita si ha sempre bisogno di un punto di riferimento forte, e lui, indubbiamente, lo è. Però, per me è normale, anche se capisco che è speciale.  Comunque, dal punto di vista musicale, il nostro dialogo, la nostra interazione, è minore di quello che si possa pensare. Non è che sia un padre che mi abbia sempre voluto musicista a tutti i costi. Avrei potuto fare qualunque altro lavoro con la medesima passione. Non la vedo come una predestinazione. E’ ovvio che vedo la musica con rispetto ed ammirazione, l’ho vista sempre come un’arte nobile.

“Come definirebbe la sua generazione?”

“Quella precedente ha lavorato molto per quella attuale, ma non ha facilitato la creazione di molti “anticorpi”. Di conseguenza non riesce ad adattarsi molto bene alle difficoltà che, ultimamente, stanno sopraggiungendo.”

Loredana Filoni

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