IL BAMBINO CREATTIVO, CONVEGNO DI CASTIGLIONCELLO DEL COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI.
Tre giorni di dibattito, analisi e confronto, cominciati il 7 maggio e che proseguiranno per tre giorni, a Rosignano Marittima, in Toscana, per affrontare la condizione del “Il bambino creattivo”, che segneranno il 18° incontro di Castiglioncello.
Questi incontri internazionali sono stati momenti di analisi e di riflessione sulla condizione dell’infanzia in Italia, e spesso l’analisi ha abbracciato la condizione dei bambini del mondo intero, in particolare riguardo il loro sfruttamento, e le condizioni delle popolazioni più povere, con l’obiettivo di costruire occasioni, annuali, in cui lo scambio di sapere si è espresso attraverso la relazione ed il confronto tra il mondo della ricerca, attraverso la presenza di esperti italiani e stranieri ai massimi livelli, gli insegnanti, i genitori e gli operatori socio-sanitari.
Eraclito diceva: “Il corso del mondo è un fanciullo che gioca muovendo qua e là i pezzi del gioco” . Cosa succede quando sembrano saltare le regole del gioco nel mondo degli adulti, quello che i bambini dovrebbero imparare a conoscere?
“I bambini ci guardano”. E cosa vedono? Un mondo più che mai sregolato in cui spesso si trasgredisce senza essere puniti. Sembrano saltati il ‘patto sociale’, le regole delle società civili moderne e democratiche che prevedono giustizia, economia solidale, pari opportunità, equa distribuzione di mezzi, risorse, ricchezze.
Questi Incontri internazionali di Castiglioncello hanno sottolineato fin dalla prima edizione del 1984 la caratteristica prioritaria di corsi di formazione anche per insegnanti; ad essi infatti il Ministero della Pubblica Istruzione ha sempre ritenuto opportuno concedere l’esonero dal servizio per docenti e personale direttivo.
Cominciò con il Bambino Tecnologico ’84 e ’85 , che mise in risalto come L’impatto delle nuove tecnologie informatiche sullo sviluppo infantile, nelle relazioni genitori-figli, sulla vita scolastica e nelle attività di recupero dei portatori di handicap potevano influire sull’adolescenza dell’epoca. Continuò con il Bambino Violato ’86 e ’87 Il drammatico emergere dei fenomeni di violenza all’infanzia, sia nelle forme di più eclatante abuso e maltrattamento sia in quelle della più insidiosa e quotidiana micro-violenza nella famiglia e nelle istituzioni.
L’affidamento familiare come possibile terapia di intervento fu un indicatore di speranza per molti bambini e per molte coppie sia esse con figli che non. Il dramma di molte coppie alla ricerca di bambini che “non potevano arrivare” aprì il varco al Bambino Bionico ’88 , analizzando le inedite prospettive inaugurate dalle più recenti esperienze di procreazione artificiale e di ingegneria genetica, per ciò che riguarda l’identità del bambino sulla linea di confine tra natura e tecnologia.
Il Bambino Colorato ’89 fu uno dei dibattiti più intensi nell’analizzare le manifestazioni più acute di violenza e di sfruttamento verso l’infanzia attuate attraverso il razzismo, la guerra, l’intolleranza etnica. Quando nel 1991 si discusse del Bambino Fuorigioco ’91 l’analisi critica del concetto di “normalità” della condizione infantile, attuata attraverso l’esame di due situazioni segnate da forti tratti di “diversità”: l’integrazione dei ragazzi portatori di handicap e la condizione dei neonati e dei bambini sieropositivi, venne ribadita l’uguaglianza dei bambini, a prescindere dalle proprie condizioni familiari, personali e via di seguito, riaffermando non solo un principio garantito dalla Costituzione, ma affrontando concretamente le condizioni di bambini segnati da tratti di “diversità” che dovevano essere considerati, “diversamente abili”, ma con un DNA uguale al resto dei loro compagni del pianeta .
Ho ricordato alcuni degli incontri di Castiglioncello, quello che più potrebbe accostarsi con il tema di questi giorni, potrebbe riallacciarsi all’iniziativa del 2000 “il bambino fantastico”, nel senso di esplicazione della fantasia. Infatti allora si sottolineò: “ Dov’è finita la fantasia? Si è estinta? E, soprattutto, dove si è rifugiato uno dei principali esperti del «settore», il «bambino fantastico»? Il bambino e la bambina che esplorano mondi immaginari, che inventano giochi improbabili, che si lanciano in avventure incomprensibili per gli adulti, possono considerarsi ormai figure datate, protagonisti di epoche remote? Oppure, se ancora esistono, sono destinati ad essere dei piccoli emarginati?
Al bambino del 2000 si chiede di essere sempre più competente ed autonomo; al ragazzo del 2000 si chiede di essere flessibile e sempre capace di adattarsi ai nuovi scenari che le condizioni economiche e sociali gli pongono di fronte. Ai bambini di oggi, adulti di domani, sarà sufficiente la competenza per navigare in una società complessa o una eccessiva specializzazione rischia di impoverire troppo l’esperienza del reale? Puntare tutto sulla razionalità e sull’abilità non avrà come conseguenza l’adeguamento a un conformismo intellettuale? Basterà a far si che – rispondendo a un’ansia diffusa dei genitori – «il figlio ragionerà con la propria testa»? “
“Le nuove tecnologie della comunicazione rappresentano un ostacolo alla fantasia di bambini e adolescenti o mettono a loro disposizione opportunità sinora inedite per esprimerla? In quali contesti si manifesta la creatività giovanile e in che modo possiamo promuoverla attraverso un’azione educativa e formativa consapevole?
Affiora oggi tra i ragazzi una forte difficoltà di esprimere la propria immaginazione. Quali sono i fattori che la inibiscono e quali invece le condizioni che potrebbero sollecitarla?
Ed ancora: di fronte all’evoluzione economica in atto e in particolare ai processi conoscitivi all’interno delle reti culturali e produttive, quali possibilità abbiamo di recuperare il senso antagonistico, critico della creatività ribadendone al contempo la funzione specificamente educativa?” Queste sono le domande che intensificando il dibattito di questi tre giorni, tentando un rilancio possibile delle potenzialità interiori di ogni bambino ed adolescente, con la variante tecnologica che comunque interferisce sulla spontaneità e che comunque pone un approccio “duro” per evitare il condizionamento dei mezzi telematici, o che invece pur tenendone il debito conto, dovrebbero essere usati per sviluppare la fantasia e la creatività. Una bella scommessa di dibattito e confronto su questo delicato tema.
“La 18a edizione degli Incontri di Castiglioncello si propone di affrontare la questione della creatività e della fantasia nelle attuali condizioni di vita e di sviluppo di bambini e ragazzi, soprattutto in relazione all’affermarsi di nuovi luoghi e stili di apprendimento, insieme a genitori, docenti, educatori, rappresentanti delle parti sociali, studiosi dei temi dell’infanzia e della comunicazione. Relazioni, ricerche, tavole rotonde, mostre esploreranno i nuovi linguaggi delle giovani generazioni, gli orizzonti pedagogici, il ruolo dell’immaginario ed il valore delle narrazioni, le opportunità e i rischi dell’universo multimediale”.
Un laboratorio ed una mostra riservano una particolare attenzione al trentesimo anniversario della morte di Gianni Rodari, all’eredità che ci ha lasciato nel campo della riflessione educativa e della valorizzazione della creatività e ai modi che possiamo individuare per rispondere efficacemente alle sfide del mondo attuale e futuro.
Gli argomenti presi in esame, – di questi incontri – hanno affrontato questioni emergenti della condizione infantile che, in genere, non sono oggetto della formazione iniziale degli insegnanti e che, invece, irrompono, a volte anche con risvolti drammatici, nel quotidiano della vita scolastica. Si pensi agli episodi di questi ultimi giorni. Gli argomenti chiamano in modo determinante, la professionalità del docente e il ruolo insostituibile che la scuola, dell’obbligo in particolare, può e deve svolgere come osservatorio privilegiato della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese e come prima possibilità istituzionale di prevenzione e di intervento educativo.
Giorgio De Santis
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