Tra i Centri Recupero Fauna Selvatica della LIPU a rischio chiusura c’è anche quello di Milano. In pericolo un importante patrimonio faunistico
“Tra i boschi di cerro, farnia e carpino nero dimora una ricchissima fauna: caprioli, volpi, tassi, scoiattoli, ghiri, faine e lepri sono i più comuni frequentatori della Riserva e lasciano moltissime tracce del loro passaggio nei pressi del Centro. Tra le fronde degli alberi un occhio allenato può scorgere la sagoma dell’allocco intento a dormire mentre le civette usano come rifugio sicuro le cavità tra le travi del tetto dell’osservatorio. Nel cielo sopra la Riserva volteggiano la poiana, il nibbio bruno e il falco pecchiaiolo mentre, in primavera, la garzetta e l’airone cenerino si spostano incessantemente tra il bosco e il fiume per portare il cibo ai loro piccoli nel nido.”
Le scene idilliache appena descritte non escono dalla penna di qualche scrittore immaginifico ma sono realtà quotidiana al Centro Recupero Fauna Selvatica (CRFS) ‘La Fagiana’ della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), ospitato dal 1998 in una sede del Parco del Ticino nella frazione Pontevecchio di Magenta in provincia di Milano. Qui transitano ogni anno oltre 1.000 animali selvatici feriti tra cui rondoni (che hanno il primato di ricoveri, 200 individui in soli 2 mesi) merli, cornacchie, passeri e fringuelli, rapaci diurni e notturni ma anche, seppur in misura minore, mammiferi come volpi, faine, tassi, caprioli e tanti ricci e pipistrelli. Una fauna selvatica variegata cui il Centro dedica cure specialistiche offrendo un ambiente idoneo per la degenza, la riabilitazione e il rilascio.
Ma presto tutto questo potrebbe non esistere più; presto una poiana guarita potrebbe non alzarsi più in volo in tutta la sua maestosità per dominare i cieli del Parco, presto un picchio potrebbe non uscire più dalla voliera per scegliersi una nuova casa. Dal 2014 la provincia di Milano, nonostante un accordo valido, si è sottratta dal liquidare il contributo di 15.000 Euro pattuito per la sovvenzione del Centro, annullando anche la convenzione per l’anno in corso. Stessa cosa hanno fatto le province di Pavia e Novara, anche se poi quest’ultima sembra avere stipulato una convenzione con una piccola struttura che si occupa sempre di recupero selvatici. Il risultato è che a oggi il Centro vive o meglio sopravvive solo grazie ai soci LIPU che sostengono i costi delle degenze e ai donatori che permettono il lavoro di staff, veterinari e volontari.
Eppure sarebbero proprio le Province gli enti preposti dallo Stato a sostenere il lavoro di associazioni come la LIPU, come da legge 157/92 che non solo definisce tutta la fauna selvatica “patrimonio indisponibile dello Stato, tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale” ma attribuisce alle regioni il compito di emanare delle norme specifiche “in ordine al soccorso, la detenzione temporanea e la successiva liberazione.”
Il problema de ‘La Fagiana’ è in realtà comune a diversi Centri di Recupero Fauna Selvatica; quello di Roma presso Villa Borghese, storico punto di riferimento per i cittadini della Capitale, è senza fondi addirittura dal 2013, stesse problematiche per il Centro di Recupero Uccelli Marini e Acquatici di Livorno (CRUMA), il Centro di Ficuzza in Sicilia, mentre ha chiuso, proprio per problemi di sovvenzioni, il Centro Mugello di Vicchio di Firenze.
E se la situazione attuale è questa, il futuro non si presenta più roseo; l’applicazione della riforma Delrio volta all’eliminazione delle Province ha di fatto deresponsabilizzato gli enti dagli accordi presi con una conseguente dilagante indifferenza nei confronti di appelli e proteste che in certi casi vanno avanti da anni, cioè da ben prima dell’attuazione della suddetta legge.
Ritornando al Centro ‘La Fagiana’ il rischio chiusura è plausibile; medicinali, cibo e in generale i fondi per la gestione rendono sempre più difficoltosa la copertura delle spese necessarie, come denunciano Veronica Burresi, responsabile del Centro e Fabrizio Bandera, uno dei volontari coinvolti.
Triste pensare che un gesto di grande senso civico, oltre che etico e morale, come quello di soccorso alla fauna selvatica si perda nella solita cattiva gestione amministrativa nostrana, oltre che a causa del disinteresse e dell’insensibilità di certi governanti che non sanno o fingono di non sapere dell’impegno e della cura quotidiani necessari per curare e rimettere in libertà martin pescatori, rondini, scoiattoli e civette, specie che si danno per scontate solo perché popolano numerose i nostri cieli e i nostri boschi. Ma cosa ne sarà di loro e di tutti gli altri animali selvatici che ogni anno ricevono al Centro una seconda possibilità? “Cosa ne sarà di quello scorcio di natura selvaggia che ancora oggi ci circonda nella sua austera bellezza?”.
Barbara Chiodi
Per chi volesse sostenere il lavoro del Centro ‘La Fagiana’ con una donazione può telefonare tutti i giorni dalle 10 alle 17 al numero 3383148603 e parlare direttamente con una responsabile del Centro per ottenere tutte le indicazioni oppure fare direttamente un bonifico bancario sul c/c intestato a Lipu Onlus: IBAN IT50V0335901600100000101658 specificando come causale ‘SOSTEGNO A CRFS LA FAGIANA (MI).
No Comments