Nell’ordine delle potenze incontrollate ed incontrollabili, primigenie, essenziali, primordiali, primitive, preistoriche, iniziali, originarie, ancestrali ed ataviche, la furia scatenata da Eyjafjallajoekull - il risvegliato vulcano islandese – si scontra con le uguali e contrarie soggezioni e timori che scaturiscono da un’altrettanta ancestrale, primordiale, incontrollabile inquietudine generata dall’irrazionalità legata agli andamenti borsistici del sistema finanziario mondiale.
Lo straordinario evento naturale in terra d’Islanda è stato chiamato in mille modi; uno di questi che colpisce la sensibilità, scavando all’interno dei meandri più remoti dell’anima è: un atto di Dio. Questa è la traduzione in lingua Inglese dell’espressione Italiana ”causa di forza maggiore“ ampiamente usata nel gergo economico quando una parte lesa fa richiesta di risarcimento per un torto subìto, e la traduzione riflette un sentimento fatalistico nella cultura Anglo-Sassone contrariamente a quello di origine Latina, dove un assunto originario di intervento dell’uomo (la forza) non “vive” nel gesto, motore propulsivo, di un atto Divino.
Tale è in quanto l’umanità non ha nessun potere di controllo su di esso, va accettato nella sua devastante essenzialità, lo spettacolo naturale su un palcoscenico che mostra come la collisione degli elementi – parte della tavolozza usata da una mano Divina – viene dipinta con la loro immutabilità; acqua, fuoco, terra, aria.
Un Dio cristiano dunque: ma le saghe Scandinave ci raccontano delle mitologie Nordiche legate a varie divinità tra le quali: Odino, sapiente dio padre generatore di tutto e la sua sposa Frigg; il figlio di Odino il dio Thor signore degli elementi come il tuono, la pioggia, il vento scatenati dal rombo del suo martello Mjoellnir in dotazione come simbolo di potenza devastante e temuta, e Loki suo fratello acquisito, estremamente acuto e diabolico ingannatore; la mitica Asgard residenza Celeste di molti personaggi di tale cosmogonia; Balder il guardiano di Asgard che difende la città piazzato di fronte ai cancelli con la sua spada (molto simile all’iconografia cristiana di Michele Arcangelo, anch’esso esperto spadaccino), tale regno accessibile solo attraversando il ponte dell’arcobaleno, passaggio obbligato per raggiungere la residenza di Odino ed arrivare al suo cospetto.
Per non parlare di Ragnaroek “Il Destino degli déi“, evento che designerà lo scontro finale tra le forze primordiali affinché da ciò scaturisca la purificazione per un cammino nuovo e privo di bellicosità.
A pensarci bene queste forze sono il risultato della trasposizione umana delle più nascoste sensazioni presenti in ognuno di noi, laddove giornalmente ci scontriamo con realtà nelle quali è richiesto uno spirito pugnace e combattivo; e quale realtà più di ogni altra mette alla prova giornalmente, anzi ora per ora, minuto per minuto direi, se non quella affrontata ed espressa con l’emotività di, poniamo, un individuo che si occupa di investimenti patrimoniali? Tale è l’emotività legata agli andamenti borsistici del sistema finanziario mondiale, in quanto sistema relazionato anch’esso ad una qualsiasi dichiarazione ottimistica o pessimistica di personaggi, entità del mondo dell’alta finanza, che risolvono i problemi del mondo intero con un clic del mouse; speculazioni finanziarie di investitori senza scrupoli che movimentano enormi capitali in grado di condizionare il mercato azionario verso l’alto o il basso – segno più o segno meno -al minuto secondo; Il battito delle ali di una farfalla in una qualsiasi parte del mondo potrebbe provocare disastri inenarrabili, potenzialmente permanenti e duraturi in un’altra parte del mondo qualsiasi.
Come vediamo perciò, il “cyberspazio” è sempre di più parte del nostro vissuto, presente e soprattutto futuro: ma fortunatamente non ha ancora (del tutto) sostituito lo spazio emozionale, sentimentale, proprio dall’essere umano. Tornando a quanto precedentemente argomentato in termini di traduzioni, se si utilizza il controllo grammaticale automatico del PC, esso lavora su ordini impartiti dalla tastiera ed in una frazione di secondo corregge l’errore: per esempio se io scrivo “Clotilde va a squola” il PC me lo segnala come errore e lo corregge con “scuola”; ma se io scrivo “scuola Clotilde a va” il mio PC non proferisce sentenza e lo lascia così com’è ignorando la sua accezione a-sintattica.
Perciò, considerando le traduzioni in lingue differenti – con espressioni e costruzioni sintattiche di vario genere – il PC non “realizza” la parte generata più propriamente dell’emisfero cerebrale destro, quella preposta alla percezione del “tutto”, di noi come “entità universali” nonostante la nostra Babele, e sempre più interconnessi con l’immagine mentale ”neurotrasmettitori cerebrali-circuiti elettronici computerizzati”.
Avevano visto giusto le popolazioni africane moltissimi secoli fa: la comunicazione era per loro fatta di idealizzazioni iconografiche essenziali, trasposizioni linguistiche “immaginifiche” di fonemi risultanti in accezioni simboliche fondamentali espresse in segni che moltissimi secoli dopo sono diventati il modo di comunicare dell’ Occidente ipertecnologizzato.
Marco Rossi
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